Grosseto. “Parafrasando il celebre romanzo di Gabriel Garcia Marquez, potremmo parlare di ‘cronaca di un incidente annunciato'”.
A dichiararlo, in un comunicato, sono Alberto Allegrini, della Filt Cgil, Elena Paolella, della Fit Cisl, Fabio Alberti, della Uil Trasdporti, Paolo Masserizzi, della Faisa Cisal, Giuseppe Dominici, della Ugl Trasporti.
“Quello che è successo ieri in piazzale Marconi con l’investimento a retromarcia di un pedone da parte di un autobus di Autolinee Toscane, infatti, non è stato per nessuno di noi una sorpresa – continua la nota –. Ma la conferma di una preoccupazione costante che abbiamo già più volte segnalato alla società, all’amministrazione comunale, ai vigili urbani e alla Prefettura di Grosseto, alla quale abbiamo anche recentemente chiesto di convocare una riunione con tutti i soggetti interessati. Questa volta è andata bene, ma solo perché l’autista è riuscito a sentire il rumore al momento del contatto con il pedone, arrestando subito il mezzo. Se non lo avesse sentito, oggi piangeremmo un morto”.
“Nell’augurare una pronta guarigione alla persona investita, e nel testimoniare la nostra vicinanza al collega coinvolto suo malgrado nell’incidente, vogliamo sottolineare con forza quanto tutto il personale viaggiante di Autolinee Toscane, ma riteniamo anche quello degli altri vettori, sia arrabbiato e preoccupato per la situazione di pericolo che si protrae oramai da troppo tempo – prosegue il comunicato -. Tutti sanno, infatti, che il parcheggio della stazione è stato progettato in modo sbagliato, costringendo gli autobus a posteggiare con il muso dei mezzi a ridosso del marciapiede e della pensilina sul lato del piazzale. Per cui, per uscire dal parcheggio, gli autisti sono costretti a fare una doppia manovra a marcia indietro per rimettere gli autobus nella direzione di uscita dall’area. Questo avviene in un parcheggio di ridotte dimensioni, con numerose macchine lunghe 12 metri che continuamente sono costrette a fare queste manovre durante la giornata. Cosa che avviene non solo per gli autobus di Autolinee Toscane, ma anche per quelli di Tiemme, Arzillibus e per le navette di Ferrovie italiane. Tutto ciò in un piazzale molto frequentata da lavoratori e studenti che fruiscono del trasporto pubblico locale, nel quale passano continuamente biciclette, motorini, automobili e furgoni (dei corrieri diretti nell’Europa dell’est) provenienti dall’adiacente posteggio, oltre a quelle del parcheggio Lidl, per raggiungere l’uscita che dà sulla rotonda di via Trieste-Mameli”.
“Come se non bastasse, poi, quando imbocchiamo via Luis Braille per raggiungere lo stop, molto spesso con i nostri mezzi dobbiamo spostarci sulla corsia di ingresso nel parcheggio perché su quella in uscita sono collocati due stalli occupati dagli autobus del servizio urbano. Ai quali dobbiamo girare intorno per poter uscire – sottolinea il comunicato –. L’unica soluzione percorribile per ripristinare le condizioni minime di sicurezza e avere una fluidità accettabile del traffico nell’area di parcheggio, sarebbe quella di utilizzare il terreno di proprietà di Acquedotto del Fiora Spa, peraltro abbandonato a sé stesso e in preda ad un’incuria, e ridisegnare la segnaletica orizzontale e verticale. Una soluzione che sarebbe a portata di mano e che consentirebbe a tutti noi di lavorare con più serenità e in condizioni di sicurezza, senza dover rischiare ogni volta di mettere sotto qualcuno. Tanto più che l’area adiacenti alla stazione ferroviaria dovrebbe essere un biglietto da visita per chi arriva in città e non una casba governata dal caos, è pericolosa per chi vi si trova a transitare o a lavorare come noi”.
“Considerato che il problema è già all’attenzione da tempo dell’azienda e delle istituzioni locali, o si interviene per risolverlo oppure faremo scelte adeguate a portare all’attenzione pubblica questo stato di cose inaccettabile – termina la nota –. Per quanto ci riguarda, infatti, la misura è colma, d’ora in poi pretendiamo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Dal momento che il personale viaggiante dell’azienda si è sempre preso le proprie, ben oltre quello che gli competeva.