Grosseto. Ieri mattina si è rinnovata la tradizione della consegna dell’olio di Capaci al Vescovo Giovanni Roncari per le Diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello.
Il Questore di Grosseto, Antonio Mannoni, ha donato le due ampolle contenenti l’olio prodotto con gli ulivi piantati nel cratere di Capaci, dove, 32 anni fa, avvenne la strage di mafia, che fa portò alla morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Il gesto simbolico nato dalla Questura di Palermo si è esteso da due anni a tutte le Questure e Diocesi d’Italia.
L’uliveto da cui nasce quest’olio è curato dall’associazione Quarto Savona 15 (sigla radio dell’auto di scorta), animata da Tina Montinaro, vedova del capo scorta, che in questi giorni (a Grosseto il 19 marzo) sta portando la teca, contenente i resti dell’auto della scorta, in giro per tutta l’Italia, al fine di diffondere fra i giovani la cultura antimafia ed incoraggiarli a seguire il valore della legalità e del senso del dovere che animavano i poliziotti uccisi dalla mafia mentre scortavano il giudice Falcone.
L’olio donato è stato utilizzato in occasione della Messa crismale, che il Vescovo Giovanni ha celebrato ieri nella cattedrale di Grosseto, in occasione del Giovedì Santo. L’olio di Capaci sarà aggiunto all’olio della nostra terra, che il Vescovo benedirà e consacrerà perché diventi l’olio santo con cui i sacerdoti, durante l’anno, ungeranno i bambini nei battesimi, gli anziani, i malati e gli infermi e con cui lo stesso Vescovo ungerà la fronte dei giovani nelle cresime e le mani dei candidati al sacerdozio.
“Come ho ricordato in occasione del precetto pasquale delle forze armate e di sicurezza di stanza a Grosseto, richiamando proprio la presenza nella nostra città, della carcassa del Quarto Savona Quindici e dello slogan legato all’iniziativa, ovvero ‘dal sangue versato al sangue donato’ – ha commentato il vescovo Giovanni –, in questa espressione c’è la sintesi dell’opera e della vita di Cristo: il suo sangue versato diventa sangue donato”.
“Non sempre il sangue versato è un sangue anche donato – ha continuato monsignor Roncari – Non lo è quello dei mafiosi; lo è invece quello di coloro che, per profondi motivi di coscienza e di gesti eroici, donano se stessi. Nomi non servono, ma è il sangue di chi non si mette al centro di tutto e di tutti, ma sa anche tirarsi da parte e far crescere. È un sangue che porta frutto, come quello di Cristo, che è l’esempio più bello e qualificante di questo sacrificio. In quest’olio, che arriva da Capaci, c’è la forza e la vita del sangue versato e donato da servitori dello Stato”.