C’è chi lo fa per i nonni, chi per tornare a giocare a pallone, chi per la danza e chi per passare un Natale più tranquillo, nessuno di loro esprime timore, anzi sono i primi a tranquilizzare i propri genitori.
Storie di giovanissimi cittadini, tra i 12 e i 19 anni, che con grande entusiasmo e responsabilità si sono presentati agli hub vaccinali e nei reparti di pediatria degli ospedali della Asl Toscana sud est rispondendo all’appello per la vaccinaziona anti-covid.
La prima esperienza di Open Day per la fascia 12 -19 si chiude con un risultato positivo: 250 vaccinazioni, 90 in provincia di Arezzo, 80 in provincia di Siena e 80 anche a Grosseto.
“Questo risultato – dichiara il direttore generale della Asl Toscana sud est, Antonio D’Urso – ci dà grande fiducia per i giorni e le settimane future. Questi ragazzi e le loro famiglie hanno dimostrato che il covid si può combattere e che tutti hanno un ruolo importante. Dobbiamo sempre ricordarci che in questa fascia di età, dai 12 ai 19 anni, abbiamo vaccinato già oltre l’80% dei ragazzi, per cui i 250 che oggi si sono recati presso i nostri centri vaccinali erano fuori da questa statistica, quindi il risultato è doppiamente importante. Credo che questa giornata sia di buon auspicio per l’eventuale avvio della vaccinazione dei più piccoli, quelli della fascia 5-12. Desidero ringraziare il nostro personale pediatrico, medici e infermieri ed i pediatri di libera scelta che oggi hanno svolto un lavoro straordinario non solo per la vaccinazioni in se, ma soprattutto trasmettendo tranquillità, professionalità e serenità ai ragazzi e ai loro genitori. Questa è la fase della responsabilità e della fiducia.”
“Una bellissmia giornata – dichiara il dottor Flavio Civitelli, direttore del Dipartimento materno infantile della Asl Toscana sud est -, che va oltre le nostre previsioni, un entusiasmo contagioso dei più giovani e soprattutto una grande energia da parte dei ragazzi che hanno colto il senso dell’iniziativa e fortemente hanno voluto vaccinarsi per uscire da questo tunnel e tornare alle loro passioni. La pandemia è stata, e in parte ancora è, una grande sofferenza per i più giovani, un blocco della socialità che per gli adolescenti è stato come bloccare la vita. Oggi ci hanno trasmesso non solo una grande energia, ma anche responsabilità e tanta voglia di fare la cosa giusta, per se e per i genitori”.
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