Il Coordinamento donne della Cgil di Grosseto presenta due eventi online sulla comunicazione e la cultura di genere; esperte in media studies e in studi di genere mostreranno come riconoscere un linguaggio violento e fatto di stereotipi per trasformarlo in una narrazione equa.
Martedì 27 aprile si terrà il primo appuntamento, “Strumenti per la narrazione di genere nel giornalismo e sul web”, un webinar di formazione rivolto, prevalentemente, ai dirigenti sindacali della Cgil di Grosseto, ai funzionari e ai rappresentanti sindacali aziendali, sarà inoltre seguito da un gruppo di studenti sia del Liceo di scienze umane che del mondo universitario. Il corso è tenuto da Barbara Bonomi Romagnoli, giornalista freelance, dell’associazione Giulia (Giornaliste unite libere autonome), e da Francesca Lopez, ricercatrice in gender e media studies, City University of New York; coordinato da Barbara Benigni, docente di scienze umane alla scuola secondaria di secondo grado.
«Siamo coscienti che la parità di genere passa anche da una comunicazione responsabile e attenta, è importante usare consapevolmente le parole perché con queste costruiamo la realtà, si evocano immagini, pensieri e condizioniamo comportamenti e scelte. Per questo abbiamo deciso di organizzare due giornate sul tema della comunicazione – spiega Eleonora Bucci, responsabile politiche di genere della Cgil Grosseto -. L’obiettivo è imparare a riconoscere certe narrazioni tossiche per sovvertirle ed usare un linguaggio che descriva la realtà in modo universale, paritario».
Lunedì 3 maggio, alle 17, invece è in programma l’evento in diretta Facebook “Andare oltre agli stereotipi di genere nella comunicazione”, durante il quale sarà analizzata la narrazione mediatica della violenza di genere e la rappresentazione nei media del ruolo delle donne nella società. I media contribuiscono alla costruzione sociale della realtà in quanto veicolano valori, modelli di comportamento, stili di vita, hanno il potere di legittimarne alcuni e di delegittimarne altri; per questo è importante che usino un punto di vista che non sia esclusivamente quello maschile, ma che sia posta in essere una narrazione dialettica in cui si tenda all’uguaglianza tra maschile e femminile.
«Dal punto di vista della questione di genere, se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo imparare a recepire in modo critico la comunicazione che riceviamo quotidianamente e interrompere i messaggi basati su stereotipi e comunicare con gli altri passando una visione di realtà in cui le donne e uomini sono posti alla pari, ciascuno con le proprie specificità», conclude Eleonora Bucci.