“A un mese dalla scomparsa vorrei ringraziare ancora una volta, e vorrei farlo pubblicamente, una mamma… anzi, una donna: Andreina Savoi“.
A dichiararlo è la poetessa e scrittrice grossetana Lorella Ronconi.
“Una donna che adesso sarebbe chiamata una ‘mamma attivista’, una ‘mamma smart’, forse anche una ‘mamma scomoda’ – spiega Lorella Ronconi –. I sorrisi e i gesti di dolcezza, di pazienza, di determinazione di Andreina sono stati tanti, così come sono state tante le difficoltà e anche le umiliazioni subite per aver avuto una figlia molto bella, ma con una malattia che la scienza ancora non conosceva. Ciononostante Andreina ed Elio, mio padre, non si sono mai arresi. E mentre il compito di mio padre era quello di lavorare sodo, per portare a casa ‘la pagnotta’, quello di Andreina era in qualche modo anche quello di portarmi per mano con naturalezza e con fierezza. Una mamma che non si vergogna di sua figlia è una cosa bellissima, ma una madre, una donna che da sola, dal 1962, si batte per i diritti della figlia, fa una grandissima rivoluzione“.
“Nel 1968 io compio 6 anni e Andreina sceglie subito che io debba frequentare una scuola normale e non una scuola differenziale come ce n’erano a quei tempi. Qualcuno le ha dato pure della pazza per una tale scelta. Ad esempio, il presidente di una nota associazione che si occupava degli invalidi civili la aggredì dandole della sciagurata, dicendole che così facendo avrebbe fatto del male a sua figlia – sottolinea Lorella Ronconi -. Il movimento di contestazione che sbocciava in quegli anni, e che dagli Stati Uniti d’America raggiunse velocemente il nostro Paese, fino a Grosseto, fece anche sì che la scuola elementare di via Brigate Partigiane creasse due classi sperimentali, con la possibilità di inserire una persona diversamente abile. Io a 6 anni ero già riconosciuta come invalida civile. La mia maestra è stata intelligente ed ha accettato nella sua classe una bimba uguale, ma diversa, senza l’insegnante di sostegno, che non era ancora stato concepito a quel tempo. Andreina riuscì nell’ottenere anche questo e riuscì ad aiutarmi a camminare. Non era più possibile utilizzare il passeggino, perché ero già grandicella e mi vergognavo. Come alternativa utilizzammo una biciclettina. Andreina mi ha dato una grande forza, la sensazione di essere normale. Non mi ha mai guardato come fossi una figlia di cui vergognarsi, da nascondere. Ha sempre preteso da me il 150%. A volte, se nei voti prendevo un 7 alle insegnanti chiedeva che mi fosse dato un 5 affinché fossi spronata a studiare di più: ‘Non esagerate, non la viziate, non le dite poverina, non le date troppe pacche sulla spalla, lei deve farcela da sola. Non la aiutate a salire sulla sedia, le può farcela da sola’”.
“Anche con questi elementi di rigidità Andreina è stata per me una grande educatrice. Oggi io sono grata a mia madre per tutta quella sua determinazione che mi ha aiutato a diventare la donna che sono. Un’educatrice, una madre, un’amica che sapeva spronarmi e incoraggiarmi nelle mie attività e nelle mie attitudini artistiche. Per questo ho sentito il desiderio di dedicarle una poesia, un altro ‘grazie’, e dire a tutti che è stata lei, Andreina, la donna che mi ha insegnato a sentirmi normale e a guardare gli altri allo stesso modo, e che mi ha dato gli stimoli per frequentare associazioni, situazioni, persone, coltivando la mia conoscenza e il mio desiderio di apprendere cose nuove e di superare i propri limiti. Mamma mia, come sei stata brava! Sono orgogliosa di te e di essere tua figlia! La poesia che le ho dedicato, che avevo scritto molto tempo fa, che forse è un po’ povera e a qualcuno potrà apparire anche un po’ banale, l’ho scritta per dire che le mamme, le donne, le persone, vanno amate durante, qui ed ora, giorno per giorno, vanno guardate, guardate tanto, per essere pronti al momento della separazione – termina Lorella Ronconi –: grazie Andreina Savoi, grazie mamma!”
L’ultimo momento
“C’eri tu nei miei pensieri
quando, dal balcone,
ti credevo morire.
C’eri tu nel mio cuore
quando attendevo
che quell’uomo vestito di bianco
venisse a dirmi
perché non respiravi.
C’eri ancora tu
davanti ai miei occhi,
quando uscivo di fretta
per non sentirmi
prigioniera
del tuo amore.
Il tuo volto,
memoria di me,
accompagna il mio resistere.
Eccomi allora
accanto a te
perché questo adesso
non fugga per sempre
ed io lo ricordi,
come ogni attimo
vissuto, indelebile, vero
qui ed ora
cosciente che anche questo oggi
potrà essere
l’ultimo momento.
Raccolta “Je roule” (1997 dedicata a mia mamma, Andreina e alle “madri attiviste”di ogni continente)