La Rete delle donne di Grosseto risponde all’appello di Non Una di Meno e D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) per la mobilitazione nazionale del 24 novembre a Roma contro la violenza maschile sulla donne e per affermare il diritto delle donne a vivere libere dalla violenza.
“Anche quest’anno, e soprattutto quest’anno, riteniamo fondamentale partecipare e portare la presenza delle donne grossetane a Roma, luogo simbolico del potere – si legge in un comunicato della Rete delle donne di Grosseto -. Riteniamo che l’attuale Governo persegua in modo evidente una violenta politica di attacco alle donne, ai migranti, alle soggettività Lgbtqia. Le espressioni concrete di questa politica sono il Ddl Pillon, i reiterati attacchi alla 194, lo svuotamento dei consultori, le minacce agli spazi femministi e occupati, il decreto sicurezza, la riduzione del welfare che penalizza la vita delle donne. La violenza maschile sulle donne viene nominata solo quando ritenuta utile a perseguire politiche razziste e repressive“.
“Non vogliamo che la denuncia e la lotta contro la violenza sulle donne sia strumentalizzata per una ricerca di consenso da parte di chi governa o dai partiti politici, come è successo recentemente anche nel nostro territorio, dirottando il tema verso superficiali proposte securitarie e confondendo intenzionalmente immigrazione e criminalità, Vogliamo invece riaffermare che la violenza di genere è un fenomeno trasversale e strutturale della società patriarcale – continua la nota –. ‘Non ci stiamo al gioco razzista che strumentalizza stupri e femminicidi. La violenza contro le donne non ha colore: è sempre violenza maschile’ (Non una di meno)“.
“Saremo in piazza per:
- pretendere il ritiro del Ddl Pillon che vorrebbe cambiare le regole della separazione e dell’affido a svantaggio dei figli e delle madri;
- per la difesa della autodeterminazione delle donne, attraverso una applicazione reale della 194/78, a fronte dell’aumento della obiezione di coscienza di molti medici, e il potenziamento dei consultori;
- per il sostegno economico ai Centri antiviolenza e a tutte le iniziative educative e culturali che contrastino la cultura patriarcale di violenza sulle donne;
- per la difesa dei luoghi autonomi delle donne (centri antiviolenza, case rifugio, case delle donne) e dei luoghi occupati;
- per affermare il valore della accoglienza e contrastare il decreto sicurezza che, eliminando la protezione umanitaria e gli Sprar, costringe migliaia di persone alla precarietà giuridica ed esistenziale e in misura ancora maggiore ributta le donne nella violenza da cui si erano sottratte – termina il comunicato -.
Lo stato di agitazione permanente è appena cominciato, anche a Grosseto. Non una di Meno!”.