Il tema della dipendenza dal gioco d’azzardo è tornato alla ribalta in queste settimana con la discussione del Decreto Dignità, un disegno legge proposto dal governo Lega-5Stelle. D’altronde la questione gambling e ludopatia non poteva rimanere nel dimenticatoio, considerando l’importanza a essa dedicata in campagna elettorale. Ma prima che dal mondo della politica, è interessante cercare di capire come gli italiani vivono l’industria dell’azzardo, una delle più floride del nostro Paese.
Una ricerca condotta dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore e Sanità (il link allo studio) ha posto i nostri cittadini di fronte a un quesito semplice: quali giochi sono da considerare azzardo? I risultati possono essere considerati sorprendenti, per come differiscono dal reale volume di gioco nel nostro Paese. Il poker è la specialità più citata, con un 81% che lascia poco spazio alle critiche. In realtà costituisce circa il 10% della raccolta totale, e di sicuro non è il gioco in cui gli italiani perdono la maggior parte del loro denaro. Non è comunque assente la consapevolezza sul ruolo delle slot machine, riconosciute come gambling dal 79% degli intervistati, e ad oggi il mercato più florido della filiera. Curioso invece che solo il 44% ritengano i Gratta e Vinci azzardo, solo il 46% il Lotto e il 49% Win for life. Quasi che sia un’abitudine talmente radicata nella quotidianità da non essere vista come una puntata.
Interessante anche il ruolo assunto dalle videolottery, che fino a un decennio fa erano quasi confinati ai grandi casinò. Oggi invece sono sparse per tutto il territorio italiano, e insieme alle Awp portavano il numero di apparecchi nella Penisola a 420.000 a metà 2017. Da allora diversi decreti ne hanno imposto la limitazione, ma non sono ancora arrivati dati ufficiali in grado di confermare o smentire la buona riuscita di questi tentativi di limitarne l’importanza. In ogni caso le videolottery ad oggi costituiscono circa un quarto della fetta del mercato del gambling, poco meno delle slot machine e più delle scommesse sportive. Un dato che in parte stride con quanto dichiarato dagli intervistati, in cui solo il 2% ha ammesso di aver effettuato almeno una puntata in questo tipo di apparecchi nel corso dell’ultimo anno. Probabile quindi che quei pochi giocatori affezionati giochino (e perdano) più di quanto accade in altre specialità del gambling, ma purtroppo non si hanno statistiche ufficiali in questo senso.
In totale quasi la metà degli interpellati ha dichiarato di aver scommesso almeno una volta nei dodici mesi precedenti all’intervista. Il gioco più praticato (non quello che raccoglie un maggior volume di gioco) è il gratta e vinci, per un successo che interessa tutto il Paese. Il centro Italia è più affezionato a giochi di carte e scommesse sportive, così come il Meridione, mentre il Settentrione è più legato a Lotto, Superenalotto, poker e Bingo in Sala. Differenze comunque non così clamorose tra una zona e l’altra, con le lotterie nazionali molto amate in ogni parte del nostro Paese. Una piccola curiosità: sono proprio il tipo di gioco la cui pubblicità non è stata vietata dal Decreto Dignità, inoltre tali dati sono discrepanti rispetto a quelli ufficiali riportati dall’infografica pubblicata su Gamingreport.it.