Ad ottobre scorso, il numero di migranti giunti in Italia ha toccato la cifra di 153mila. Un record, una cifra mai raggiunto prima che sconcerta scatenando ogni tipo di reazione. La sensazione di occupazione e di minaccia percepita è avvalorata da dati o frutto di una percezione guidata da un costante “misreporting”? Ci si chiede, anche, quali siano i mezzi apprestati per l’accoglienza e l’assistenza a persona che, com’è evidente, non possiedono più nulla, quali rapporti vengano intessuti tra le autorità statali e quelle locali, come queste persone vengono distribuite sul territorio.
Di questo si è parlato martedì scorso all’Hotel Airone di Grosseto durante una serata organizzata dal Rotary Club della città. Un incontro molto partecipato che ha visto relazionare sul tema personalità che rappresentano le istituzioni maggiormente coinvolte nell’affrontare i problemi che nascono dal fenomeno migratorio. Il Rotary ha inteso fornire un’informazione, ovviamente non esaustiva dell’argomento, ma che ha voluto costituire una risposta agli interrogativi più frequenti, soprattutto riferiti al territorio su cui viviamo.
Dopo una breve introduzione di Luigi Mansi, presidente del Rotary Club che ha ringraziato a nome del Club e suo personale gli illustri relatori che hanno fatto l’onore di essere presenti per affrontare tematiche che sono all’ordine del giorno e che costituiscono punti focali nazionali, europei e coinvolgono l’intera umanità, ha preso la parola il Prefetto di Grosseto Cinzia Torraco con una panoramica sulle normative e situazione, a partire dal 2014, precisando che nella nostra provincia sono stati 726 i richiedenti asilo.
Ha continuato poi Sergio Di Iorio, Capo Gabinetto del Prefetto, attualmente anche commissario prefettizio al Comune di Magliano in Toscana, che con dovizia di particolari ha spiegato il percorso evolutivo dell’accoglienza in Maremma a partire dal 2014. “Sono circa 16 le domande dei richiedenti asilo che vengono trattate al giorno – ha detto Di Iorio – e non è facile, anche da un punto di vista psicologico, decidere chi possa o non possa rimanere in Italia, perché molti hanno alle spalle situazioni davvero tragiche. La percentuale di rigetto è molto alta, all’incirca l’80%”
Il questore Domenico Ponziani che negli ultimi quattro anni è stato dirigente della Polfer del Lazio e si è occupato di sicurezza per le stazioni romane, Termini, Tiburtina, San Pietro tra cui la gestione del Giubileo, ha trattato proprio il tema della sicurezza. “Siamo un popolo abituato ad accogliere – ha detto – e gli stranieri potrebbero rappresentare una ricchezza per il nostro territorio. La cura dei vitigni, per esempio, beneficia del lavoro di molti operatori non italiani”. Ha parlato poi della necessità di più Centri di Permanenza Temporanea, oggi denominati CIE (Centri di identificazione ed espulsione), strutture dove vengono reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno. “Dovrebbero essercene di più, attualmente sono due o tre in tutta Italia, ed essere meglio organizzate in modo che gli stranieri possano soggiornarvi in piena tutela fino all’espulsione.
Mascia Mazzantini, Dirigente Ufficio Stranieri della Questura, ha chiarito molti punti riguardo all’espulsione degli stranieri, sottolineando le diverse modalità di trattamento tra i comunitari e non. Quello delle procedure di espulsione (procedure che concernono non soltanto coloro che sono arrivati in Italia come migranti ma più generalmente tutti gli stranieri) costituisce infatti un altro dei punti caldi dell’intera materia, su cui è anche recentemente intervenuto il legislatore. Ha parlato poi della differenza tra espulsione e il cosiddetto respingimento. “Il respingimento è uno dei provvedimenti di allontanamento dal territorio dello Stato che può essere disposto nei confronti di stranieri extracomunitari. Si differenzia dall’espulsione perché è disposto al momento dell’attraversamento del valico di frontiera o subito dopo e una volta che sia stato eseguito non comporta effetti duraturi (né divieto di rientro, né la segnalazione al SIS ai fini della non ammissione in altri Stati dell’Unione europea). Il respingimento alla frontiera viene disposto dalla polizia di frontiera, mentre quello differito è disposto dal Questore.”
Il sostituto procuratore, Arianna Ciavattini ha relazionato lungamente sui vari aspetti tecnici e normativi della questione mentre Giulio De Simone, Presidente del tribunale di Grosseto, fra le altre cose, ha spiegato le modalità di richiesta per ottenere il ricongiungimento familiare. A proposito un aspetto che non può essere trascurato è quello della tutela che viene offerta dal nostro sistema giudiziario allo straniero che si trovi nel Paese, sia egli un migrante oppure una persona che è entrata in Italia attraverso i canali ordinari, ad esempio con un visto turistico o con un permesso di soggiorno ottenuto grazie ad un rapporto di lavoro. “E’ possibile – ha detto De Simone – previo rilascio del visto che consente l’ingresso in Italia, ai fini di un soggiorno di lunga durata, a tempo determinato o indeterminato, ricongiungersi ai familiari di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. “
La serata si è conclusa con la relazione del maggiore dell’Arma dei carabinieri Giorgio Piccionieri sul contributo che l’Arma dà alla stabilizzazione delle aree di crisi internazionali. “Da anni il nostro Paese è impegnato, infatti, nel quadro più vasto di accordi internazionali, per risolvere o quantomeno attenuare le situazioni di crisi e risolvere alla fonte la causa delle migrazioni” ha precisato.