A seguito della vicenda dei due coniugi, in attesa di un figlio e senza dimora, che nelle ultime settimane ha avuto spazio nella cronaca locale, e non solo, ed è stata oggetto di dibattito su alcuni social media, Coeso Società della Salute, che eroga i servizi sociali per il Comune di Grosseto e per gli altri comuni dell’area grossetana, coglie l’occasione per precisare le modalità di accesso alle prestazioni sociali.
“I servizi sociali si basano sull’operato e la valutazione professionale degli assistenti sociali e di altre figure (come educatori e psicologi, ad esempio) che verificano la situazione di bisogno del richiedente e propongono delle soluzioni – spiegano dal Coeso -. L’interessato può accettare o meno il percorso proposto e può accadere che, per motivi contingenti, non sia possibile esaudire nell’immediato i desideri o le richieste delle persone“.
Nel percorso di uscita dal bisogno, che viene sempre condiviso con l’utente, che a sua volta deve impegnarsi per modificare la propria situazione, la persona è accompagnata e monitorata da un professionista, che può orientarla verso servizi offerti anche da altri soggetti. Come, ad esempio, nella richiesta di un alloggio in edilizia residenziale provinciale.
“Per accedere alla cosiddette ‘case popolari’ – spiega Mirella Milli, assessore al sociale di Grosseto – si deve partecipare a un bando, indetto dal Comune di residenza, in cui sono specificati i requisiti richiesti. Nessun gesto eclatante può, in alcun modo, portare all’ottenimento di un alloggio al di fuori dalla graduatoria regolarmente redatta, perché le condizioni indicate dalla legge regionale per l’accesso al beneficio sono di tipo amministrativo e non prevedono alcuna valutazione professionale”.
Nel caso, quindi, di persone che non abbiamo una propria dimora e in attesa della partecipazione al bando o dell’assegnazione della casa per gli aventi diritto, il servizio sociale professionale propone alternative, nelle varie forme dell’emergenza abitativa, volte a tutelare l’assistito e a fornirgli gli strumenti per la fuoriuscita dallo stato di bisogno.
“Può capitare – precisa il Coeso – che nel caso di una famiglia si debba temporaneamente offrire due soluzioni abitative diverse, ovviamente nell’ottica di un ricongiungimento. E’ altrettanto chiaro che nessun assistito maggiorenne possa essere obbligato ad adottare una soluzione contro la sua volontà“.
I coniugi in questione sono conosciuti dai servizi sociali da tempo, ma si sono presentati come coppia, e da quel momento seguiti, dall’ottobre 2016. Sono state numerose le proposte fatte, in accordo con l’assessorato al sociale del Comune di Grosseto, per risolvere la loro situazione di disagio, che non hanno trovato però l’accoglimento degli interessati. Della loro permanenza per strada i servizi sociali sono stati avvisati dalla Polizia municipale, che monitorava la situazione su richiesta dell’assessorato al sociale, e che durante il proprio lavoro era venuta a conoscenza della situazione. Anche in questo caso, è stata proposta immediatamente una soluzione, purtroppo non accettata.
“Invitiamo le persone che vivono situazioni di difficoltà a rivolgersi ai servizi e ad affidarsi al sostegno e alla competenza professionale del nostro personale – dichiara Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso – Perché talvolta, anche le persone più generose, che possono offrire il loro aiuto, non sono in grado o non conoscono il complesso sistema di servizi che può sempre dare un sostegno, anche se, soprattutto in una prima fase, può essere una sistemazione non giudicata ottimale dall’interessato“.
“Talvolta – conclude il direttore – le offerte di aiuto e i consigli, anche se dati in buona fede, possono allontanare dall’individuazione della strada più corretta e la richiesta di assistenza fatta al di fuori dei servizi, attraverso i più diversi canali, può offrire soluzioni tampone che purtroppo non garantiscono una reale uscita dal bisogno“.