A 50 anni dalla tragica alluvione del fiume Ombrone, si è svolto ieri, nella sala consiliare del Comune di Grosseto, il convegno sul tema: “Difesa del territorio in un ambiente delicato come quello della Maremma di Grosseto: i fenomeni Climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico lungo il corso del Fiume Ombrone e del reticolo idrico grossetano. Per un monumento a Santi Quadalti”.
L’evento è stato organizzato da Opificio delle Idee per Grosseto con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune, alla presenza di numerosi addetti ai lavori e di un pubblico attento e partecipe.
Durante il suo intervento, l’assessore alla cultura e vicesindaco, Luca Agresti, ha ribadito la necessità di non perdere mai la memoria degli eventi, soprattutto quelli disastrosi, che sono i più bisognosi di attenzione. L’Ombrone, ha detto Agresti, è entrato solo in parte nella vita dei grossetani, anche se tanti sono stati i tentativi delle varie amministrazioni di valorizzare il rapporto uomo-fiume. Agresti ha quindi ringraziato gli organizzatori di questo importante convegno ed ha annunciato che l’incontro con la Curia vescovile, proprietaria del terreno dove sarà posizionato il monumento a Quadalti, è stato positivo e, dopo la firma di alcuni atti di carattere amministrativo, potrà essere messo a disposizione del comitato promotore, coordinato da Roberto Tonini di Braccagni.info e promosso da Opificio delle Idee per Grosseto.
L’ingegner Paolo Contini della Modimar ha ricordato come l’ambito territoriale, argomento del convegno, è stato di difficile gestione fin da tempi lontanissimi. Le variazioni climatiche sono sempre state tipiche nella Maremma, le cui peculiarità, fino a tempi relativamente recenti, erano palude e malaria. Solo nel 1882 il senatore Torelli infatti, dette vita allo studio e alla cura della malaria.
Il nostro territorio ha goduto di una certa stabilizzazione solo con gli Etruschi, autori del cambiamento del corso dell’Ombrone, che hanno cominciato ad usarlo per il trasporto di materiale di riempimento per la la zona costiera. Dopo la caduta dell’impero romano, poi, cominciarono i chiari segnali di abbandono e di spopolamento delle coste con conseguente impaludamento e diffusione della malaria.
La stessa Siena, una volta preso il potere su Grosseto, abbandonò il territorio favorendo solo l’attività di sfruttamento dei pascoli. Bisogna arrivare ai Lorena per vedere l’inizio del recupero sistematico dell’ambiente (1766) attraverso l’inizio delle bonifiche, che termineranno nel 1923.
L’Ombrone è sempre stato un fiume problematico ed ha causato nel tempo ingenti piene, tipo quella del novembre 1944, che ha provocato 7 vittime, e quella del novembre del 1966 che causò appunto una sola vittima ma provocò danni gravissimi. Purtroppo il mancato accoglimento degli allarmi, ha spiegato Contini, provoca vittime che potrebbero diversamente essere risparmiate alla società, anche grazie ad adeguate opere di bonifica ed all’attento controllo del territorio.
La comunità europea ha completato per questo una procedura di valutazione dei rischi con conseguenti operazione di salvaguardia. Al primo posto degli obiettivi prioritari generali viene messo l’uomo, nel secondo l’ambiente, al terzo l’economia. Grosseto necessita di un piano comunale, le cui direttive entrino nella coscienza dei cittadini. Importante anche che la foce sia ben tenuta, che venga fatto un monitoraggio costante degli eventi ed un’aggiornamento continuo.
A conclusione, il moderatore del convegno, Sergio Rubegni, ha ringraziato relatori ed ospiti per l’attenta esposizione degli argomenti in programma e per il grande coinvolgimento emotivo che è emerso durante i diversi momenti dell’evento ed ha annunciato la prosecuzione di questo percorso attraverso future iniziative analoghe, con lo scopo anche di “tenere alta la guardia” su un problema cosi annoso in Maremma, come il rischio idrogeologico del territorio.