I Klare hanno da poco pubblicato il loro quinto lavoro in studio, intitolato “Rimedi per la disco”, che rappresenta un cambio di rotta rispetto alla sonorità rock che ha sempre contraddistinto negli anni la band grossetana.
Questa nuova autoproduzione è stata ideata e partorita presso il loro storico Quartiere Seattle Studio, che di sicuro non si trova lungo i viali della famosa metropoli nello stato di Washington, ma alle porte di Grosseto, una città che vive nel suo underground di musica e arte in generale.
L’incontro tra il rock e l’elettronica suscita nel quintetto la voglia di coniare il disco, come Stoner Dance, che risulterà poi essere il tema principale di questo progetto che vede la luce grazie alla collaborazione con Flavio Timpanaro e Claudio Filippeschi, rispettivamente loop programming e sinth programming di “Rimedi per la disco”.
Le undici tracce che compongono il disco sono acquistabili in formato digitale in tutti i digital stores presenti in rete e ascoltabili in streaming nelle principali piattaforme internet.
In seguito, sarà possibile acquistare “Rimedi per la disco” su supporto cd e, per chi fosse interessato, la band ne darà comunicazione attraverso le sue pagine Facebook e Twitter: Klare e @KlareHouse).
I Klare sono composti da Edoardo Tamburini (voce e chitarra), Luciano Chiti (chitarra), Paolo Giomi (basso), Marco Vagheggini (tastiere), Flavio Timpanaro (harware e loop programming).
Hanno collaborato al disco Francesco Martini (batteria), Michele Massariello (batteria), Claudio Filippeschi (sinth programming).
Biografia
Dalla passione per le sonorità dissonanti e contagiose del post rock anni 90 nasce agli inizi del 2002 il progetto Klare, grazie all’unione dei tre componenti cardine del gruppo: Edoardo Tamburini (voce e chitarra), Paolo Giomi (basso), Luciano Chiti (chitarra), che condivisero nel 1999 il loro primo progetto, insieme a Francesco Martini batteria), intitolato T.S.O.K., acronimo di un maccaronico e auto irriverente The Sons of Klare, cover band dei Marlene Kuntz.
Nel 2001 ci fu l’avvento della loro prima, unica ed attuale sala prove, un vecchio complesso dismesso usato in passato per mungere le mucche, circondato da rimessaggi per il fieno che ne isolano la bassa struttura, una chiesa sconsacrata negli immediati paraggi, un fiume, l’Ombrone, non proprio tranquillo, a cui è sempre stato portato grande rispetto, ed una distesa infinita di campi di grano su cui si accomodano in lontananza tramonti estivi mozzafiato.
Quale luogo migliore per creare la prima stanzina? In due mesi di lavori forzati fu allestita una vera sala prove che fu immediatamente ribattezzata come Quartiere Seattle Studio in omaggio alla città che con le sue sonorità aveva svezzato gli allora T.S.O.K.
Il progetto cover durava poco più di un anno, la necessità di proporre materiale originale incalzava, così il quartetto iniziava a testa bassa a lavorare trovando riff, idee e strutture, cercando una vera e propria identità musicale e cambiando anche il nome in Klare.
Identità che si manifestava con il primo album in studio (Inclinazione all’Ozio – 2003), che presentava una qualità audio pessima, ma ben tredici canzoni originali ricche di influenze cupe di un rock pragmatico e sospeso a tratti psichedelico.
Non soddisfatti in generale del prodotto finale, grazie anche alla scarsa competenza in materia fonica e al tiro mancino di chi ne seguì con venale furbizia la registrazione ed il mixaggio, i Klare inizirono a lavorare ai nuovi pezzi, incontrando non poche difficoltà nella linea da seguire, visti i tanti spunti suggeriti da Inclinazione all’Ozio.
Nell’estate del 2005 furono definiti 5 brani che entreranno a far parte del secondo lavoro in studio (Night Club Kobra – 2006), un Ep che ha visto la luce nel 2006 dopo mesi di registrazione e mixaggi sempre al Quartiere Seattle Studio, seguiti da Simone Ferrin,i fonico non venale e molto più competente del suo predecessore.
Questo Ep ha segnato la fine del rapporto tra Francesco Martini e i Klare, che si ritrovarono senza un batterista ed un amico musicalmente cresciuto con loro.
Furono due anni molto intensi per la band che, nonostante una serie di prove con vari batteristi, si ritrovò un tastierista, Marco Vagheggin,i arruolato con l’intento di dare più quadratura e linearità ai futuri pezzi. La scelta dei batteristi ricadde sul giovane Michele Massariello allora nemmeno ventenne, e su Mario Poli Corsi..
La band entrò in studio alla fine del 2007, al Box in a Box studio di Simone Ferrini ad Albinia, per registrare quello che dopo pochi mesi sarebbe diventato (Le colline dei colori – 2008) un Ep ancora di 5 pezzi, dove si affacciarono per la prima volta i sinth.
A fine 2009, la stessa formazione registrò quello che sarebbe divententato nel 2010 il primo album omonimo con dieci canzoni (Klare – 2010), registrato da Andre Deckard Alunno Minciotti presso il Quartiere Seattle Studio. Con la chiusura del disco finì anche la collaborazione di Mario Poli Corsi nella stesura delle parti di batteria.
Dopo una pausa ed una valutazione attenta della situazione, si faceva sempre più strada la voglia di trovare nuove idee per il futuro lavoro in studio, tanto da alimentare una pazza idea di strizzare l’occhio all’elettronica ed ai ritmi dub e house minimale.
Importante fu l’inizio della collaborazione con Flavio Timpanaro diventato poi membro effettivo della band, e Claudio Filippeschi, per aprire definitivamente le porte ad una rivoluzione concettuale dei pezzi, poi coniata Stoner Dance, e gettare così il primo mattone di Rimedi per la disco”, l’album che stavano cercando.