Un serata emozionante quella che si è svolta ieri nella Chiesa di S. Rocco a Marina dove, ricordando il triste incendio di un anno fa, alcuni musicisti hanno voluto offrire un concerto lirico, in omaggio alla Pineta, con brani che spaziavano da Bach a Morricone.
Un pensiero di rispetto e di riconoscenza per tutto quello che la pineta rappresenta per i cittadini, che è stato gradito dal pubblico che ha riempito con calore la chiesa.
Durante il concerto è stato proiettato un lavoro di ricerca sulla vita nella pineta, portato avanti da un gruppo di amanti del territorio, che ha richiesto qualche mese di impegno per la raccolta di foto e documentazione e per il quale è stato chiesto il contributo di forestali, naturalisti ed ornitologi che hanno collaborato con entusiasmo.
La serata ha anche riproposto immagini dei giorni dell’incendio, delle attività di spegnimento e della desolazione del post-incendio, nonché del taglio di pini sani e soprattutto del sottobosco.
E’ proprio sull’importanza del sottobosco che converge la ricerca del gruppo, supportata da studi dell’Accademia di Scienze Forestali di Firenze, già evidenziata con chiarezza ineccepibile molti anni fa, nel Convegno su “La salvaguardia delle pinete litoranee” promosso dalla Regione Toscana nel ’93.
«Una gestione ecosostenibile della pineta- si legge in una nota del comitato per Marina- , intesa come sistema ecologico-boschivo, tende alla conservazione del pino in formazione para-naturale, secondo i principi della selvicoltura sistemica. Vuol dire cioè che deve essere mantenuto un ecosistema diversificato, nel quale il pino possa riprodursi naturalmente, comportandosi conseguentemente alla sua natura. Questo significa avere pini a distribuzione non fitta ma a gruppi, con radure, per lo sviluppo dell’ampio ombrello della chioma ed assoluta necessità del sottobosco, dal quale dipendono la difesa delle giovani piantine di leccio e pino, oltre che la vita delle specie animali e vegetali, che accrescono la biodiversità e l’arricchimento del suolo altrimenti sabbioso.
Concludendo, un auspicio: se si vuole intervenire con rispetto sulla pineta, non lo si può fare con il bulldozer e la logica delle successive piantagioni di pini “a pioppeto”. Il pino domestico vive fino a 200-250 anni: considerarlo vecchio e abbatterlo di prassi a 80 o 60 anni sarebbe come mandare in eutanasia le persone a 40, affinché non capitino loro malanni collegati alla vecchiaia.
Vi sono pinete dove i forestali fanno di tutto per incrementare il sottobosco e la biodiversità; qui ce l’abbiamo già, una meraviglia naturalistica e paesaggistica unica al mondo e la vogliamo eliminare “perché quello che non c’è non brucia”? E i nostri amministratori?
Ci chiediamo –prosegue la nota– cosa intenda fare l’assessore Monaci quando in dichiarazioni ufficiali parla dei pini di Marina e Principina come: “alberi del tutto “inadatti” al luogo e di problemi nelle frazioni “attribuibili (solo) alla conformazione della pineta”.
Una cosa è certa, se ci saranno altri tagli a raso qui assolutamente ingiustificati (la pineta non è un bosco ceduo da tagliare periodicamente, perché i pini non rinascono dalle radici!) e si inizierà anche la preannunciata “devastazione” prevista già dal prossimo mese del naturale sottobosco nelle nostre pinete il gruppo di Marina si attiverà anche con azioni eclatanti per bloccare altri disastri ambientali come quello irreparabile e terribilmente impattante perpetrato precipitosamente, per dimostrare non si sa bene quali capacità politiche decisionali, nei 50 ettari andati a fuoco».