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Cesvot: “Donna, giovane e diplomata: l’identikit del volontario che investe nella formazione”

di Roberto Lottini
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Donna,  under 34,  diplomata, con un’occupazione a tempo pieno. E’ questo l’identikit del volontario che investe nella propria formazione. Lo rivela un’indagine condotta da Cesvot su un campione di 2.000  persone che hanno frequentato corsi di formazione organizzati dal Centro Servizi di Volontariato Toscano.

Secondo l’indagine, infatti, il 67% degli intervistati è di sesso femminile, il 24% ha meno di 34 anni, il 47% è in possesso di un diploma, mentre il 33% degli intervistati ha dichiarato di essere occupato a tempo pieno.

Nello specifico, per quanto riguarda l’età, escludendo gli under 34, non vi è una fascia di età prevalente.  Sulla scolarizzazione, invece, emerge che il 25% di chi ha frequentato un corso è in possesso di una laurea, il 16% ha una licenza media e il 3% ha una licenza elementare.

Alla domanda legata alla situazione occupazionale, il secondo dato che emerge è quello che riguarda i pensionati (19%). A seguire, chi è occupato a tempo parziale (16%), studente (13%), casalinga (5%) e disoccupato (4%).

I dati sono stati oggetto di discussione stamani a Lucca, all’interno della manifestazione  “Villaggio Solidale”, dedicata al volontariato, in occasione del convegno promosso da Cesvot dal titolo “Volontariato e competenze”.

Non mi sorprende che una significativa percentuale dei partecipanti a questi corsi siano donne e under 34 –  commenta Riccardo Andreini, responsabile settore Formazione del Cesvot  -: è il segnale, semmai ce ne fosse bisogno, di come il volontariato riesca ancora ad intercettare risorse ed energie umane significative per la crescita della nostra comunità. La formazione nel volontariato, infatti, non è solo ‘crescita tecnica-specialistica’, ma soprattutto occasione per riflettere e consolidare quegli aspetti più di tipo motivazionale e relazionale che restano propedeutici ad ogni ‘intervento sul campo’. Aspetti che non si acquisiscono una volta per tutti, ma che sono il risultato di un paziente cammino di ascolto e confronto che i volontari sono chiamati a percorrere a prescindere dalla loro associazione di appartenenza o ambito di intervento”.

“D’altra parte – conclude Andreini –  il volontariato resta un formidabile spazio dove acquisire competenze chiave per la cittadinanza, da quelle relazionali quelle utili a lavorare in gruppo, a quelle analitiche e di soluzione dei problemi, a quelle di aiuto e di promozione sociale. La gratuità, la solidarietà, l’attitudine all’ascolto, fanno del volontario un splendido momento di cittadinanza attiva, di proposta sociale, di inclusione”.  

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