“Questo piano sembra fatto per un paese qualsiasi, – afferma Angelo Gentili, responsabile nazionale del settore Turismo di Legambiente – non per l’Italia. Il piano Gnudi non tiene infatti conto delle specificità e delle bellezze del nostro Paese, dell’intreccio tra agricoltura di qualità, territori tutelati e di pregio, le suggestive specificità dei nostri centri minori. Sembra non considerare affatto l’importanza di un turismo diffuso, capace di restituire e riaffermare una sorta di modello unico italiano che conserva straordinarie capacità di ripresa nonostante il momento di grave crisi. L’obiettivo centrale del piano è infatti il rilancio delle grandi strutture con una logica datata e perdente, oltre che non adatta per il sistema Italia”.
Con queste parole, Legambiente boccia senza appello il Piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, varato dal ministro Piero Gnudi, che punta sull’imitazione del modello legato alle grandi strutture e realizzato in Spagna, Croazia e Turchia.
“Occorre invece puntare – continua Gentili – su tutte le forme di turismo diffuse e sulla valorizzazione della bellezza declinata in molti modi diversi nel nostro territorio. Bisogna investire su quella parte dei nuovi turismi, che è oggi in crescita e che vede un viaggiatore attento alla sostenibilità ambientale, alle peculiarità storiche e paesaggistiche dei nostri territori. Ma di tutto questo non c’è traccia nel Piano del Turismo proposto dal ministro Gnudi, che ripropone formule ormai obsolete e prive di efficacia anche dal punto di vista economico, arrivando addirittura a ipotizzare la nascita di ‘nuove Costa Smeralda’”.
Secondo Legambiente, oggi assistiamo sempre più alla domanda di una vacanza breve e intensa che ha bisogno proprio di far leva su un rinnovato e capillare rapporto con il territorio. Se è vero che si è passati dal turismo di massa alla massa di nuovi turismi (escursionismo, cicloturismo, agriturismo, ecc.), la prima cosa da fare per l’associazione del Cigno sarebbe quella di stimolare in questo senso una progettualità e soggettività dal basso che faccia tesoro di quanto già oggi esiste sul mercato, ma spesso solo in virtù di iniziative individuali e spontanee che non trovano adeguati strumenti.
“Nonostante nel rapporto si riconosca ad esempio che il prodotto mare dell’Italia è in forte crisi, – spiegano gli esponenti di Legambiente – la proposta si limita in modo preoccupante ad un trend mondiale che vede lo sviluppo di strutture di grandi dimensioni, per lo più concentrate in grandi catene alberghiere. Non una parola sulle villettopoli e sugli abusi edilizi. Positivo il richiamo al fatto che lo sviluppo del mercato delle seconde case è già maturo: il numero di notti complessive in seconde case (circa 670 milioni) è circa doppio di quello in esercizi ricettivi, anche se poi non se ne traggono le dovute conseguenze e non si affronta il tema emergente dell’albergo diffuso come modo per valorizzare i centri storici delle piccole località turistiche”.