Grosseto. “Il progetto presentato alla Regione Toscana dalla società Site, rappresentata dall’imprenditore Tommaso Becagli, prevede di raddoppiare la quantità di rifiuti organici e scarti dell’industria agroalimentare prodotti altrove, da trasportare nell’impianto di San Lorenzo, ad alcune centinaia di metri dal quartiere Casalone e dal vicino centro commerciale, per produrre energia bruciando il gas generato dalla loro putrefazione”.
A dichiararlo, in un comunicato, è il comitato Grosseto aria pulita.
“Appare evidente la necessità di aprire una consultazione ampia e ragionata, estesa a tutte le persone che vivono a Grosseto – continua la nota -. Su diversi aspetti negativi di tale progetto, stiamo preparando le osservazioni da presentare in Regione: dalla necessità di una valutazione cumulativa, già doverosa da anni per valutare gli effetti sulla qualità dell’aria in città a seguito delle emissioni complessive degli otto impianti simili già funzionanti alle porte della città, alla documentazione delle tante segnalazioni di danni prodotte dai cittadini in questi ultimi anni per l’esistenza di odori nauseabondi, agli scarichi abusivi di liquami nella rete dei fossi campestri, al mancato rispetto della programmazione sul trattamento dei rifiuti”.
“Il progetto è sottoposto ora alla Valutazione di impatto ambientale (Via) e, oltre a presentare le osservazioni, che l’ufficio regionale procedente dovrà valutare, chiederemo anche lo svolgimento dell’Inchiesta pubblica, prevista dalla legislazione all’interno della stessa procedura Via – prosegue il comitato –. In passato si sono svolte inchieste pubbliche sull’inceneritore di Scarlino, sul deposito dei gessi rossi nella cava della Bartolina a Gavorrano e, prima ancora, nella cava di gesso di Roccastrada, e sempre si sono registrati un’ampia partecipazione e dei positivi e utili approfondimenti. Il comitato Grosseto aria pulita chiede all’amministrazione comunale, a tutti i consiglieri comunali e a tutte le forze politiche del territorio di attivarsi al fine di richiedere anch’essi alla Regione l’attuazione di questo strumento di democrazia, rammentando che l’Inchiesta pubblica fu concepita secondo le norme volute per favorire la partecipazione dei cittadini nelle scelte imprenditoriali che comportano cambiamenti della qualità dell’ambiente”.
“Purtroppo osserviamo che sempre più spesso nel presentare un progetto speculativo viene trascurato il suo impatto sociale, anch’esso invece oggetto di valutazione nella Via – termina la nota –, come se l’interesse del singolo fosse preminente su quello sociale, in contrasto con l’articolo 41 della nostra Costituzione”.