“È notizia di ieri che alcuni sindaci della provincia di Grosseto si sono dati l’obiettivo di cambiare per contenere i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, essendo ormai accertato da almeno un decennio che in questa provincia si registrano le tariffe più alte d’Italia”.
A dichiararlo, in un comunicato, sono il Forum ambientalista di Grosseto e l’associazione Grosseto al Centro.
“Questi sindaci della zona nord hanno pubblicamente chiesto di modificare la convenzione firmata nel 2005 da Giovanni Lamioni, al tempo presidente dell’Ato rifiuti, con la quale si vincolano i Comuni della provincia di Grosseto a conferire al gestore privato dell’impianto delle Strillaie la stessa quantità di rifiuti indifferenziati fino al 2040 – continua la nota -. In controtendenza ad una fase storica in cui la produzione dei rifiuti va progressivamente diminuendo, Grosseto deve conferire alle Strillaie una quantità costante di rifiuto indifferenziato destinato ad essere bruciato negli inceneritori. Ovvio che se si differenziasse, recuperando dai rifiuti i materiali capaci di bruciare (carte, plastiche e organico), non ci sarebbe più combustibile da bruciare. Perciò Grosseto non può rispettare le percentuali di raccolta differenziata stabilite dalla legge ed è costretta a pagarne le penali”.
“Si tratta di fatto di una convenzione contraria a tutte le previsioni di buon senso e ai vincoli di legge che hanno puntato dagli anni ’90 alla crescita della raccolta differenziata per recuperare materie utili dai rifiuti. Un ostacolo per l’intera provincia non soltanto alle buone pratiche, come la raccolta porta a porta, ma anche alla creazione di occupazione stabile e artigianale che in altre province d’Italia, selezionando e recuperando le materie prime, ha fatto registrare discreti redditi d’impresa e il dimezzamento del costo complessivo del servizio, e di conseguenza delle tariffe a carico dei cittadini, grazie agli incassi provenienti dalla vendita di tali frazioni alle industrie. Perché tutto questo è successo? Esiste un enorme conflitto d’interesse in quanto vi è identità tra il soggetto gestore delle Strillaie e il comproprietario dell’inceneritore di Scarlino e con lo stesso cogestore del servizio rifiuti (in Sei Toscana). Pertanto, non si potrà cambiare finché non si risolverà questo macroscopico conflitto d’interessi, finora sottovalutato da tutta la politica locale – continua la nota –. Per cambiare basta copiare dalle migliori realtà già operanti in molte altre province italiane. Anche in Toscana esistono ben 41 Comuni che hanno aderito alla Strategia Rifiuti Zerom cioè a quell’insieme di pratiche collaudate che tendono a ridurre e recuperare la gran parte dei rifiuti urbani. Oltre a Viareggio, con il sindaco Giorgio Del Ghingaro, e a Capannori, con Luca Menesini, ci sono i sindaci di Sesto Fiorentino, di Carmignano, di Calcinaia in provincia di Pisa, che ha ottimi esempi anche di applicazione della tariffa puntuale“.
“Cogliamo l’occasione del prossimo convegno programmato per l’8 maggio a Viareggio, dove si incontreranno tutte le amministrazioni toscane aderenti al progetto ‘Rifiuti Zero’ – termina il comunicato –, per invitare le amministrazioni della zona nord che hanno espresso la volontà di cambiare strategia“.