“Gli organi di informazione hanno diffuso diversi appelli alla politica regionale affinché intervenga sulla valutazione del progetto di Pietratonda, che sarà espressa dagli uffici pubblici il prossimo 4 marzo“.
A dichiararlo, in un comunicato, sono il coordinamento regionale del Forum Ambientalista, la sezione Maremma Toscana di Italia Nostra, il Wwf della provincia di Grosseto, Grosseto al Centro, il comitato di Paganico, il comitato Bruna.
“Consideriamo questi appelli allarmanti, perché il compito di tali uffici, i cui pareri sono già agli atti, è quello di verificare se il progetto in esame sia conforme o meno alle leggi, e tale compito deve essere tassativamente svolto senza interferenze esterne – continua la nota -. Inoltre perché, leggendo tali appelli, l’opinione pubblica potrebbe essere portata a pensare che la politica della Regione Toscana possa in qualche modo ‘forzare’ l’autonomia di tali uffici pubblici violando la legalità. Quanto alle critiche contro i comitati territoriali, ricordiamo che non sono loro a scrivere le leggi; al massimo le associazioni ambientaliste posso vigilare sulla corretta applicazione delle stesse e sull’indipendenza di chi deve verificarne il rispetto nei progetti proposti“.
“Sull’affioramento di rocce permeabili, sede di un acquifero già definito nel giugno scorso, sia dall’Arpat ‘principale dell’intera pianura grossetana, quindi un acquifero molto vasto ed importante per la qualità delle acque e per la sua strategicità’, che dal Genio Civile di ‘estrema vulnerabilità dello stesso dovuta alla presenza nel sito di progetto della formazione del Calcare cavernoso’, dopo le integrazioni richieste su tale punto al proponente, scrive l’Arpat nel suo ultimo parere: ‘Mancando di informazioni sulla permeabilità specifica della zona posta a nord-est, si ritiene, stante le incertezze e per un principio di cautela, che tale area non possa essere utilizzata per il ripristino ambientale avanzato’ – continua la nota -. Ugualmente conclude il Genio Civile nel suo ultimo parere dopo la valutazione delle integrazioni pervenute: ‘…pertanto non si può escludere che eventuali inquinanti (cloruri) rilasciati dal materiale utilizzato per il recupero possano interessare nel tempo il corpo idrico sotterraneo’. In aggiunta, su altri aspetti importanti potremmo citare i pareri già espressi dai vari uffici: sulla presenza di un processo di naturalizzazione realizzatosi spontaneamente, sul profilo altimetrico da ripristinare (di molte decine di metri inferiore a quello di progetto), sulla violazione di vincoli paesaggistici ecc…”.
Quanto al nostro invito a cercare una soluzione tecnica per il fine vita del rifiuto, se ne parla da 35 anni. Dichiarò il Ministro dell’Ambiente, Francesco De Lorenzo, nel lontano 1986: ‘Abbiamo ottenuto che la Tioxide elabori un piano per l’utilizzazione di questi gessi in edilizia e nelle costruzioni stradali, esattamente quello che chiedevano i verdi toscani…’. Poi è scritto nell’Accordo territoriale del 2004: ‘La Soc. Tioxide Europe s.r.l. si impegna ad attivare tutte le iniziative per la riduzione della produzione dei rifiuti’. Ancora è scritto nell’Accordo territoriale del 2015: ‘La Tioxide si impegna altresì ad attivare tutte le iniziative finalizzate al riutilizzo e all’individuazione di possibili soluzioni per la riduzione dei gessi provenienti dal proprio ciclo produttivo’. Eppure, dopo 35 anni, assistiamo alla produzione di analoghe quantità annue di rifiuto. Dunque, le responsabilità per la situazione odierna non possono essere imputate agli ambientalisti. Se infine le decisioni su Pietratonda sono state rimandate più volte, la responsabilità è di chi, nel maggio 2019, ha presentato un progetto lacunoso e contraddittorio, che ha richiesto otto integrazioni da parte della società proponente – termina il comunicato -. Rinnoviamo la domanda di inchiesta pubblica, già avanzata secondo le norme vigenti agli Enti locali e alla Regione Toscana e sottoscritta da oltre mille cittadini per valutare il progetto in modalità partecipata e trasparente“.