Dei 20 punti campionati sulla costa, 8 risultano oltre i limiti di legge. Di questi, 6 sono stati giudicati “fortemente inquinati” e 2 “inquinati”. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare.
È questa in sintesi una fotografia scattata lungo le coste della Toscana da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane a Firenze, alla quale hanno partecipato Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, Federico Gasperini, direttore di Legambiente Toscana, e Marcello Mossa Verre, direttore generale di Arpat.
Per la prima volta quest’anno la campagna ambientalista non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. Il viaggio ideale lungo la Penisola vive infatti di una formula inedita, ma che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane.
La 34esima edizione di Goletta Verde vede come partner principali Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e Novamont, azienda leader a livello mondiale nel settore delle bioplastiche. Partner sostenitore è invece Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb. Media partner è la Nuova Ecologia.
Per la tappa toscana Legambiente ringrazia per la proficua collaborazione i laboratori di analisi Idroconsult laboratori riuniti Srl di Calenzano (Firenze) e Bioconsult di Follonica.
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio “Sos Goletta”. Foci di fiumi e torrenti, fossi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. Le località costiere, inoltre, spesso pagano problematiche che si estendono fino ai comuni dell’entroterra. La nostra denuncia sulle carenze depurative vuole provare a superare questo deficit cronico, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori. Il monitoraggio delle acque in Toscana è stato eseguito dal 6 all’8 luglio scorsi da volontari e volontarie dell’associazione, secondo un disciplinare scientifico ormai collaudato.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
Sei sono i punti monitorati da Goletta Verde in provincia di Grosseto, tutti risultati entro i limiti di legge. Si trovano sulla foce del fiume Gora a Follonica; sulla foce del canale di San Rocco a Marina di Grosseto; sulla foce dell’Osa, in località Fonteblanda, a Orbetello; sulla foce dell’Albegna, in località Bocche di Albegna, sempre nel Comune di Orbetello; sulla spiaggia di fronte al canale, tra Poggio Pertuso e Cala Galera a Monte Argentario, e sulla foce del fosso Tagliata Etrusca, sempre a Orbetello.
“Nel giorno in cui pare essersi finalmente sbloccata la vertenza sulle ecoballe di Cerboli, notizia di ieri che non ci può che far piacere per tutto il lavoro generoso e incessante dei nostri circoli, siamo a commentare un’edizione doppiamente speciale di Goletta Verde – dichiarano Fausto Ferruzza e Federico Gasperini, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Toscana -. Quest’anno, non avendo fisicamente la barca a disposizione causa pandemia, ci siamo concentrati infatti sulle foci dei corsi d’acqua per indagare con rigore eventuali deficit della depurazione nell’entroterra. Ebbene, il quadro che risulta dalla nostra indagine è composito, ma si evidenzia con ancora maggiore nettezza una Toscana a due velocità. Bene costa etrusca e litorale grossetano, male la conurbazione apuo-versiliese e alcuni punti specifici dell’Elba”.
Permangono le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Sono stati rinvenuti solo 3 cartelli sulla qualità delle acque sui 20 punti di accesso campionati mentre sono 8 i cartelli di divieto di balneazione visti nei 12 punti di foce o canali campionati che non vengono campionate dalle autorità competenti.
Anche per l’edizione 2020 il Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta Verde e di Goletta dei Laghi. Nel 2019 il Conou ha provveduto in Toscana alla raccolta di 14.385 tonnellate di olio lubrificante usato. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti.
“Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il Conou, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo“, dichiara Paolo Tomasi, presidente del Conou.