“Il Piano di gestione del verde pubblico in via di realizzazione, che prevede l’abbattimento a Grosseto di molti pini domestici, è condizionato da un apparente equivoco degli amministratori del Comune dalle conseguenze clamorose“.
A dichiararlo è Roberto Barocci, del Forum ambientalista di Grosseto.
“Secondo loro il pino domestico vivrebbe nelle condizioni migliori 80-90 anni, ma in città la vita in salute delle piante si dimezzerebbe per i diversi stress a cui sono sottoposti – spiega Barocci -. Volendo evitare i danni quando i pini vengono abbattuti dai venti al termine della loro vita, converrebbe tagliarli a 40-50 anni dal loro impianto. Secondo l’assessore Megale, quelli di via Mascagni avrebbero una prospettiva di soli altri 5 anni di vita. Questa valutazione utilizza un errore culturale notevole. Infatti, la vita del pino domestico varia nelle condizioni migliori almeno dai 250 ai 300 anni. Questo è il dato di letteratura non opinabile dal momento che, oltre ai testi universitari, abbiamo molti esempi viventi anche nel nostro territorio. Allora da dove nasce l’equivoco? Dal fatto che in letteratura è indicato il tempo di 80-90 anni quale turno economico per ottenere il massimo incremento medio annuo della massa legnosa. In pratica, al produttore di legna conviene tagliare il pino nella fase terminale della sua giovinezza, sostituendolo con una piantina in fase di rapido accrescimento, poiché quest’ultima incrementa più legna“.
“Pertanto ai nostri pini in città toccherà la stessa sorte dei vitelloni – sottolinea Barocci -. Come è noto, i vitelloni vengono macellati al termine della fase giovanile della loro vita perché, dopo i 12 mesi di vita, cala l’incremento di peso giornaliero e all’allevatore non conviene destinare loro i mangimi disponibili dal momento che i vitelloni vanno riducendo il rapido accrescimento in peso. All’allevatore conviene destinare i mangimi ai vitelli svezzati che fanno registrare incrementi giornalieri in peso maggiori rispetto a quelli che si registrano per i bovini che entrano nella età matura“.
“Noi siamo certi che per i grossetani la funzione assegnata al pino domestico in città non è quella del massimo incremento medio annuo di legna, ma altre ben più importanti: climatica, salutare e paesaggistica prima di tutto. Inoltre, se il Piano in questione fosse in grado di programmare all’impianto le stesse condizioni ottimali che si hanno sulle fasce dunali della costa tirrenica, assegnando a ciascuna pianta una superficie adeguata, non ci sarebbero i problemi di sicurezza oggi segnalati – termina Barocci -. Dunque, qual è il vero motivo per cui l’amministrazione comunale vuole tagliare tutti questi pini in città, perseverando su un equivoco clamoroso?“