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«L’Appennino è zona sismica e ormai sappiamo bene cosa si dovrebbe fare per mitigare i rischi. Costruire in modo antisismico e adeguare per quanto possibile l’edificato esistente».
Sono le parole con le quali Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana risponde al senso di ansia diffuso che si avverte anche in Toscana dopo i terremoti dell’Italia centrale e le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. «Il chiasso su sequenze sismiche di magnitudo più o meno elevata che si susseguono ad intervalli quanto mai differenti non serve a nulla – spiega Fagioli -. Al di là di risolvere l’attuale emergenza, cosa per cui serve impegno tecnico, ma soprattutto politico per evitare che la ricostruzione diventi l’ennesimo scandalo italiano, è necessario agire in “tempo di pace” costruendo antisismico e verificando ed adeguando l’esistente».
Da tempo la Regione lavora bene nel campo della prevenzione sismica con la microzonazione e la valutazione degli effetti locali.
«In materia di microzonazione e studi – continua Fagioli – siamo fra le regioni Italiane più avanzate. In Toscana, 167 comuni sono dotati di studio di microzonazione sismica perlomeno di primo livello, corrispondenti al 65% del totale, di cui l’89% della zona sismica 2, la più pericolosa in Toscana. Tra questi studi, ben 14 sono di livello 3, il più elevato dei 3 proposti dai criteri nazionali. Circa il 60% degli studi di microzonazione sismica è realizzato mediante cofinanziamento nazionale con varie Ordinanze nate dall’art.11 della legge 77/2009, la legge Abruzzo. Finora queste Ordinanze hanno finanziato, per il territorio toscano, 1,2 milioni di euro».
La Toscana continua ad andare avanti. «Da poco è stata avviata la microzonazione sismica di ulteriori 28 comuni per quanto riguarda il livello 1 e di 9 comuni, che implementeranno dal livello 1 al livello 2. La cifra messa a disposizione mediante Ordinanza n. 171/2014 è di circa 658mila euro – sottolinea Fagioli -. Certo è che da fare c’è sempre molto, specie per quanto riguarda gli adeguamenti sismici anche solo degli edifici strategici; è importante aver iniziato bene ma lo è altrettanto continuare».
Sulla prevenzione non si può risparmiare
Se la Regione fa un lavoro di qualità, c’è «la tendenza di un non esiguo numero di sindaci e amministrazioni locali ad abbandonare il buon senso per un tanto malinteso quanto pericoloso senso di risparmio – spiega Fagioli -. Lavorare con qualità nella prevenzione del rischio non sembra essere la priorità di molti nostri amministratori, fra gare al ribasso e spending review la priorità di troppi è il risparmio a qualsiasi costo, forse nella convinzione che un lavoro sottopagato sia di uguale qualità di quello pagato il giusto».
E la presidente dell’Ordine dei Geologi fa qualche esempio: «Siamo arrivati all’assurdo che perfino sul decreto parametri, legge dello stato i cui dettami sono stati basati almeno per noi geologi sulle tariffe di venticinque anni fa, vengono fatte tare. A base di gara si è arrivati a porre anche solo 1/10 della cifra prevista dalla tariffa nazionale, cifra poi suscettibile di ulteriore ribasso. Questo in barba all’Anac che ha definito il decreto come riferimento per le cifre da porre a base di gara».
Progettare antisismico e con qualità
Per la presidente Fagioli non dovrebbero esserci «gare al ribasso per lavori che come ad esempio quelli di microzonazione e valutazione di vulnerabilità di edifici, ma forse è meglio dire per i lavori professionali in genere. Il criterio del solo ribasso ne mortifica la valenza vanificandone spesso l’efficacia».
Perché occorre porre «attenzione alla qualità della progettazione in tutte le sue sfaccettature, attenzione alle problematiche sismiche e idrogeologiche sono elementi che dovrebbero essere le richieste di base dei nostri amministratori, richieste corredate da un giusto compenso, evitando economie omicide sulla pelle dei cittadini».
La tragedia dell’hotel Rigopiano poteva essere evitata?
I perché che la gente si chiede sono molti, sul terremoto nell’Italia centrale, sulla sua infinita durata. E ci si chiede anche di chi sia la colpa del Rigopiano.
«Trovare un colpevole a tutti i costi – commenta Fagioli – è forse meno prioritario, nell’interesse della collettività, di quanto sia capire quando, come e perché la filiera si è inceppata per far si che eventi similari non si ripetano, e non mi riferisco alle polemiche per le due ore di ritardo dei soccorsi, ma a tutto quanto è avvenuto ben prima».
Sembra che la tragedia del resort si sia consumata senza che siano state violate o non rispettante norme. «Il resort sorgeva in una zona non segnalata, in carta di rischio, per criticità particolari. Però poi la concomitanza fra evento nevoso importante e sciame sismico in corso ha creato, vista la posizione dell’albergo allo sbocco di un canalone, il disastro».
Quello che ci si chiede però, è «se davvero il disastro non potesse essere evitato. Ammesso, e tutt’alto che concesso che in fase di ristrutturazione, fosse stato consultato al riguardo un professionista e che questi avesse posto il problema della posizione geomorfologicamente pericolosa, al di là del solo rispetto formale delle norme ,gli si sarebbe dato ascolto?».
Maggior attenzione e impiego della professionalità dei geologi. «Spesso in casi similari – conclude Maria Teresa Fagioli – la falla sta nella troppa “fiducia” nelle perimetrazioni di vincolo e quindi nel non verificare, sempre e comunque in fase di intervento diretto, con intuito geologico. Sarebbe necessario fare delle valutazioni comunque a prescindere dall’assenza di vincolo e se si intravede il rischio, in virtù del principio di precauzione una volta tanto usato a proposito, non costruire o ristrutturare senza interventi di mitigazione, altrimenti, se alla professionalità ci si accontenta di sostituire la formalità, non resta che confidare nella clemenza del fato ed in una super attrezzata protezione civile».