“Che il settore dei rifiuti ereditato dalla nuova Giunta del Comune di Grosseto sia in uno stato disastroso è cosa nota, ma sono preoccupanti le dichiarazioni rilasciate, che prevedono di abbandonare la raccolta dei rifiuti, differenziati dai cittadini con il metodo porta a porta, introdotto dal 2010 in alcuni quartieri della città”.
A dichiararlo sono Roberto Barocci, del Forum ambientalista di Grosseto, e Andrea Marciani, del Comitato dei beni comuni di Grosseto.
“Anziché estendere finalmente tale metodo, riconosciuto in tutti gli studi tecnici del settore come il metodo di raccolta che più fa risparmiare, lo si vuole abbandonare, tornando ai cassonetti stradali, che non garantiscono una raccolta di qualità, vendibile, per la notoria presenza di maggiori impurità, oggi rifiutate dalle industrie – spiegano Barocci e Marciani –.’Sulla gestione virtuosa dei rifiuti urbani non c’è nulla da sperimentare: basta imitare quanto si sta facendo da anni in molti comuni italiani!’, così disse una decina di anni fa Laura Puppato, sindaca di uno dei Comuni più virtuosi della provincia di Treviso, all’incredulo sindaco di Grosseto, che aveva invocato altro tempo per sperimentare”.
“Oggi le 14 province che hanno rispettato gli obiettivi di legge e che sono al di sopra del 65% di raccolta differenziata, con costi del servizio tra i più bassi, sono tutte realtà che praticano da anni il porta a porta: la provincia di Treviso, che nel 2014 supera l’80%, poi quella di Pordenone con il 76,8%. Al di sopra del 70% si collocano anche Mantova (76,5%), Belluno (72,8%) e Trento (71,3%). Grosseto è meno della metà, al 30% ed è la peggiore realtà del centronord Italia. Ma dal rapporto ministeriale dell’Ispra si può verificare che queste provincie virtuose hanno anche i costi minori del servizio: i cittadini pagano la metà di quanto si paga a Grosseto. Questo è il risultato rovinoso delle precedenti Giunte – continuano Barocci e Marciani -. Ma chi ancora oggi va raccontando che bisogna tornare ai cassonetti stradali, perché estendere il porta a porta costa di più, non mette nel conteggio di fine anno il fatto che su quelle frazioni raccolte con il porta a porta (oltre il 70% a Barbanella) e vendute non ci sono più i costi di smaltimento e ci sono entrate dalla loro vendita. O meglio ci sarebbero le entrate, se fossero davvero valorizzate, cosa che abbiamo verificato non avviene a Grosseto”.
“Inoltre, non basta più raccogliere, come capita, perché entro il 2020 è obbligatorio riutilizzare i rifiuti differenziati almeno al 50 % in termini di peso e, pertanto, conterà moltissimo la qualità della raccolta. Quanto affermato dalla assessora Petrucci sulla poca ‘educazione ambientale’ della cittadinanza è contraddetto dalle esperienze di tutte le municipalità dove è stata introdotta con determinazione una raccolta porta a porta: ovunque si è raggiunto l’obiettivo previsto in pochi mesi e la cittadinanza è stata felice di partecipare – concludono Barocci e Marciani -. La carenza di ‘educazione ambientale’ purtroppo si annida sempre nelle amministrazioni inadempienti. Vorremmo sapere infatti da quale studio tecnico comparativo sono state dedotte le scelte della nuova amministrazione. Temiamo che con queste scelte ai grossetani toccheranno altre multe e altri danni, continuando a favorire interessi poco trasparenti”.