Il Tar della Toscana, in seguito ai ricorsi presentati da Libera caccia, ha cambiato i criteri di nomina dei componenti dei comitati di gestione degli Atc (gli Ambiti territoriali di caccia) nelle province di Firenze, Grosseto e Lucca, imponendo che venga assicurata una rappresentatività pluralistica.
Una novità che non è piaciuta, ad esempio, a Federcaccia, i cui vertici hanno già annunciato che presenteranno ricorso al Consiglio di Stato contro le sentenze del Tar.
«Una diversa visione del mondo venatorio – dichiara il presidente regionale di Libera caccia, Antonio Goretti – ha sempre (o quasi) differenziato Libera caccia da Federcaccia. Eppure le differenze dovrebbero essere un segno di democrazia. La rappresentatività è riconosciuta dal nostro ordinamento costituzionale e sarebbe normale che la seconda associazione a livello nazionale e la terza associazione a livello provinciale, numericamente parlando, abbia un posto in Atc. E mi dispiace che i vertici di Federcaccia non capiscano che, in una democrazia, maggioranza non vuol dire oligarchia».
Ma c’è un altro punto di discussione.
«Ogni volta che Federcaccia accusa Libera caccia di richiedere che siano portati a 20 i componenti del comitato dell’Atc – dichiara ancora Goretti – si dimentica di dire che chiediamo anche che tale ruolo dovrebbe essere svolto a titolo gratuito. Concetto che evidentemente sfugge a Federcaccia, visto che per molti di loro la caccia e gli Atc sono un motivo di guadagno: i cacciatori vadano a vedere, dai bilanci delle loro associazioni, quanto percepiscono di stipendio il presidente nazionale, il presidente regionale e il presidente provinciale. Da parte mia non ho nessun problema a renderlo pubblico: zero euro, perché a Libera caccia abbiamo solo il rimborso spese. E capisco che avere un’associazione come la nostra all’interno dei comitati di gestione degli Atc possa essere scomodo per qualcuno».
Il presidente regionale di Libera caccia, Antonio Goretti, ha qualcosa da dire anche sulla Legge Obiettivo: «Abbiamo il dubbio che non sia stato seguito tutto l’iter necessario per l’approvazione delle nuove aree non vocate, ad esempio la necessaria Valutazione ambientale strategica (Vas). E ancora non è stato reso pubblico il parere dell’Ispra. Chiederemo conto di questo, se necessario, in Consiglio regionale».