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«La geotermia può non essere pericolosa. Anzi, è competitiva, anche in termini di sostenibilità ambientale e produce energia con costi altamente concorrenziali rispetto all’utilizzo di combustibili fossili. Anche, anzi, soprattutto nelle piccole realtà. È però necessario che lo sfruttamento sia analizzato, programmato e monitorato da chi conosce scientificamente e professionalmente il sottosuolo, dai geologi». In tema di risparmio energetico e riduzione delle emissioni a effetto serra, la Toscana può giocare un ruolo importante con lo sfruttamento della geotermia. Lo sostiene Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana che sottolinea l’importanza dello sfruttamento geotermico. «Può assumere una valenza totalmente opposta agli effetti nocivi di cui è stata spesso accusata, sulla base dello scempio prodotto dell’attività di operatori monopolisti ancorati a tecnologie superate».
La Buona Geotermia. Per dirla con la “Carta di Abbadia San Salvatore“, documento che nasce dalla convergenza della consapevolezza ecologica delle popolazioni locali con operatori sensibili alle problematiche della sostenibilità, la Buona Geotermia è una risorsa rinnovabile. A condizione che, con la totale re-immissione del fluido nelle stesse formazioni geologiche di provenienza, non ci sia un “consumo” e un depauperamento della risorsa geotermica e delle falde idriche. La geotermia non è nociva, non è pericolosa se si rispettano le best practices, non è alternativa ai tessuti economici locali e non è alternativa all’agricoltura ed al turismo. La Buona Geotermia non distrugge il paesaggio e le best practices e lo sviluppo tecnologico consentono la realizzazione di impianti di scala ridotta rispetto ai canoni del passato. Fino alla micro-geotermia. E la Buona Geotermia si vede e si sente poco.
No alle demonizzazioni, sì al geologo. Dunque la geotermia è una risorsa non solo possibile ma altamente vantaggiosa e quello che Fagioli tiene a evidenziare è che occorre allontanare «un’interpretazione ottusamente integralista del principio di precauzione che porta alla demonizzazione, basata sull’ignoranza, di qualsiasi alterazione dello status quo, dove risultano favorite solo le rendite di posizione». Si possono ridurre e controllare gli effetti se «sin dai momenti del “riconoscimento” e della “fattibilità” di un progetto geotermico si fa ricorso alla scienza della terra». E il ruolo del geologo e delle sue conoscenze scientifiche diventa fondamentale. «In fase di “fattibilità”, l’assistenza geologica non è un costo, ma un investimento, che consente di eliminare i rischi e ridurre i costi».
Tutta la forza del sottosuolo. La Toscana ha una grande alternativa dallo sfruttamento dell’energia del sottosuolo. «La potenzialità energetica del sottosuolo toscano è valorizzata solo dove le tecnologie “tradizionali” , vecchie di oltre mezzo secolo, la rendono, stanti gli attuali costi del petrolio, estremamente remunerativa. Che si tratti di alta, media o bassa entalpia di origine endogena, o di calore solare immagazzinato nel sottosuolo (cui, per inciso, attingono per oltre il 90% i sistemi a pompa di calore) è possibile attingervi senza danno. Ma ancora una volta, operare su basi conoscitive incomplete, se per ignoranza o per dolo cambia poco, rende pericoloso anche ciò che intrinsecamente non lo sarebbe».
Riduzione dei consumi energetici
Sulla costa si potrebbe dire addio al petrolio. Sono talmente tante le risorse in Toscana che «gli acquiferi superficiali delle pianure costiere toscane hanno un contenuto termico, di origine solare, e quindi totalmente rinnovabile, di anno in anno, ampiamente sufficiente a eliminare per tutti gli insediamenti costieri e le attività agricole in serra l’impiego di combustibili fossili. I sistemi a pompe di calore e sonde geotermiche sono ancora poco diffusi in Toscana, ma hanno la possibilità, se applicati con geologica cognizione di causa, di ridurre fortemente i costi energetici del riscaldamento invernale e del raffrescamento estivo».
Geotermia e paesaggio, stesso impatto di impianti a biomasse: Gli impatti delle centrali geotermiche sul paesaggio non sono mai nulli «ma possono essere notevolmente ridotti rispetto a quanto si vede oggi. Una centrale geotermica a ciclo binario, con reiniezione totale è certamente meno impattante di una di potenza equivalente a combustibili fossili o a biomasse».
Sostenibilità della geotermia.
Se si è sempre associato alla geotermia l’idea dei grandi impianti, con l’attuale tecnologia, «1000 minicentrali, non più grandi di un container, da 0,5 MW l’una possono attingere meglio, ed impattare meno di un’unica centrale da 500 MW e della sua ragnatela di tubi. Anche in questo caso però è la qualità dei progetti, delle loro basi conoscitive geologiche e dei piani di monitoraggio successivi che fanno la differenza. Non è la geotermia ad essere pericolosa, ma i difensori delle rendite di posizione, gli operatori improvvisati, gli interessati mestatori che disinformano ed aizzano delle popolazioni locali; e tutti questi pericolosi lo sono eccome, e non solo in campo geotermico», conclude la presidente dei Geologi toscani.