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«Sconcerto per la moratoria di sei mesi delle indagini esplorative già autorizzate ed avviate in campo geotermico».
Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei geologi della Toscana, non riesce a trovare altro termine per commentare «l’annuncio di una proposta di legge regionale che bloccherebbe la prosecuzione delle ricerche intraprese nel settore. La moratoria semestrale è stata motivata con un eccesso dei permessi di ricerca, circa una trentina, rispetto al massimale di produzione di energia elettrica da fonte geotermica di 150 megawatt previsto dalla ripartizione regionale degli oneri energetici, burden shearing, imposto dall’Europa. In Toscana, la potenza elettrica da geotermia già istallata è di poco inferiore a 800 megawatt».
I geologi ancora dimenticati
Nel commento della presidente, «lo sconcerto non nasce dall’iniziativa regionale in sé, basata su un condivisibile principio di precauzione ambientale, ma dal preannunciato blocco non solo delle perforazioni, potenzialmente impattanti, ma anche dei permessi di ricerca, che la Regione ha peraltro, nella stessa proposta di legge, riconosciuto come non impattanti. Ancor più sconcertante è la totale assenza, nel testo della proposta di legge, di qualsiasi accenno alla parola geologia e di qualsivoglia coinvolgimento, nelle valutazioni che dovrebbero esser portate avanti nel periodo di “moratoria”, della categoria professionale più direttamente coinvolta, per competenza, esperienza e storia, nelle attività geotermiche: i geologi. E ci chiediamo come sia possibile, logico, trasparente valutare la compatibilità dello sfruttamento di una risorsa geologica senza coinvolgere chi della geologia si occupa professionalmente».
Geotermia, energia a basso costo e basso impatto ambientale
Fagioli ricorda anche come, oggi, «con le tecnologie attualmente disponibili, una piccola centrale geotermica, quali quelle cui mirano la maggioranza dei titolari dei permessi di ricerca che si pensa di sospendere, non occupa più territorio, né reca maggior inquinamento, di una stazione di servizio per la distribuzione di carburanti. A differenza di un distributore, però, una centrale geotermica riduce, non incrementa i guadagni dei petrolieri. Inoltre, nell’ultimo trentennio, scienza e tecnologia hanno risolto le criticità emerse, e oggi è oggettivamente possibile sfruttare il calore interno della terra a “emissioni zero” cioè senza inquinare, basta volerlo e saperlo fare».
I geologi si domandano «quale senso abbia interrompere ope legis non soltanto le attività potenzialmente impattanti, come le perforazioni, ma anche quelle meramente conoscitive, di ricerca, quando esse sono nella stessa proposta di legge riconosciute come prive di impatto».
E come geologi toscani, tecnici, ricercatori, professionisti delle risorse del sottosuolo, geotermia inclusa, «a distanza di un mese dall’annuncio della moratoria, prima di prendere una posizione, attendiamo ancora di essere sentiti. Ricordiamo anche che oggi, in Toscana, per perforare e istallare una sonda geotermica a circuito chiuso per una pompa di calore (impattante in misura modesta, ma comunque impattante) basta una semplice Segnalazione certificata di inizio attività, la cosiddetta Scia, mentre si prevede di bloccare indagini riconosciute come non impattanti, ritardando o impedendo in tal modo l’acquisizione proprio di quella conoscenza indispensabile per valutare, con cognizione di causa, se proseguire o meno con la perforazione di pozzi esplorativi».
La geotermia in Toscana.
«La nostra regione è a ragione considerata la culla della scienza e delle tecnologie geotermiche. In oltre un secolo e mezzo si è imparato ad utilizzare il calore interno della terra, praticamente inesauribile, come fonte di energia utile ed utilizzabile. – conclude Maria Teresa Fagioli – Sicuramente estrarre energia utile da fluidi bollenti, spesso carichi di veleni, è operazione complessa e potenzialmente pericolosa, e nel periodo di massimo sviluppo industriale di tale risorsa, l’allora monopolista statale di tale sfruttamento ha commesso errori, con conseguenti seri danni ambientali, che hanno suscitato sospetti e ostilità nella crescente sensibilità ambientale delle popolazioni abitanti le aree geotermiche, a dispetto dell’innegabile ricchezza ed opportunità di occupazione prodotte da tale industria energetica.
Ma oggi i tempi sono cambiati ed è anche per questo che nel 2010, a livello nazionale, la ricerca e lo sfruttamento dell’energia geotermica sono state svincolate dal monopolio cinquantennale che ne consentiva l’accesso solo ad organismi pubblici, consentendo anche a numerosi investitori privati, e purtroppo anche a speculatori, di concorrere sul mercato energetico del calore interno della terra. La moratoria, così come concepita, potrebbe tra l’altro favorire la continuazione, non più di diritto, ma di fatto, dell’antico monopolio geotermico che aveva cosi gravemente screditato la sostenibilità ambientale della geotermia».