Home GrossetoAmbiente Grosseto Impianto di Solemme, il Comitato Geo commenta la sentenza del Tar:”Discutibile il trionfalismo della Provincia”

Impianto di Solemme, il Comitato Geo commenta la sentenza del Tar:”Discutibile il trionfalismo della Provincia”

di Redazione
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Attraverso un comunicato, il Comitato Geo commenta la sentenza del Tar che ha dato ragione alla Provincia di Grosseto in merito alla Valutazione di impatto ambientale per l’impianto Solemme di Monterotondo:

“I toni trionfalistici del comunicato, con cui l’Amministrazione della Provincia di Grosseto ha accolto le sentenze del Tar sui ricorsi all’approvazione del progetto Solemme, male si addicono ad un ente pubblico delegato dalla popolazione e che di questa dovrebbe difendere i diritti a fronte di interessi economici di imprese private. Avremmo apprezzato maggiormente una posizione professionale e distaccata, con un aplomb che evidentemente è ignoto all’Amministrazione provinciale.

Di certo non c’è di che andare fieri e festanti per non avere sottoposto il progetto a Valutazione di impatto ambientale, ossia per avere impedito alla popolazione interessata di esprimersi su tutti gli evidenti impatti che non si limitano, come si vorrebbe fare credere, al paesaggio ed ambiente, ma anche a quelli socioeconomici di grave degrado, perdita di valore del territorio e perdita di turismo.

Genera stupore che la prevaricazione di un aspetto basilare della democrazia susciti orgoglio e soddisfazione per una pubblica amministrazione.

Inoltre, sorprende questo esultare attuale, esistendo il Consiglio di Stato; e la Provincia conosce bene la sentenza del Consiglio per Scarlino Energia, anche se poi, con il gioco delle tre carte, ha svuotato di efficacia quella sentenza.

Entrando nel merito, le sbandierate esigenze di smaltimento dei fanghi dell’Acquedotto del Fiora sono già coperte dall’impianto esistente ed i numeri lo dimostrano anche agli sprovveduti. Ma fa parte dei compiti della Provincia la difesa d’ufficio degli interessi di Acquedotto del Fiora che non rimborsa agli utenti quanto sancito da una sentenza del Consiglio di Stato?

Dai bilanci ufficiali del Fiora risultano poco più di 4.000 t/a di fanghi compostabili, che rientrano pienamente nel 35% (massimo per legge) delle 26.000 tonnellate di rifiuti attualmente autorizzati.

Pertanto, appare evidente che l’ampliamento richiesto a 70.000 t/a vada solo a soddisfare le esigenze di Acea per i comuni dei Colli Albani, di cui già oggi risultano dalle bolle di accompagnamento i conferimenti a Solemme. Ma ciò non basta per tutte le province del Lazio gestite da Acea, attualmente in difficoltà di smaltimento, e da ciò deriva la necessità di ampliamento.

Non è chiaro perché la Maremma, e nello specifico Monterotondo, debba diventare una valvola di sfogo, per non dire peggio, di Acea, e restano seri dubbi sui suoi reali obiettivi finali.

Inoltre, l’esigenza di una procedura di Via è lampante anche agli incompetenti; l’impianto esistente verrebbe stravolto con una triplicazione dei quantitativi dei rifiuti da trattare (da 26 a 70 mila) e l’introduzione di 2 nuove tecnologie (digestore anaerobico e cogeneratore) che fanno divenire l’impianto Rir (a Rischio incidente rilevante) per incendio ed esplosione e gravi danni a livello di bacino (così dichiara Solemme), e la recinzione è costeggiata da una strada provinciale.

Tutto ciò non richiede una Via? Siamo in Italia o nel Burundi?

Auspichiamo che non succeda nulla, ma l’anno scorso l’impianto Kiklos di Aprilia, definito da Acea gemello di Solemme, è andato a fuoco e sono stati necessari 5 giorni per averne ragione, benché privo di digestore e di cogeneratore. Quest’anno è stata la volta dell’impianto di Paliano, sempre di Acea, ed è andato totalmente distrutto dal fuoco. Che succederebbe in pari situazione all’impianto Solemme a progetto realizzato con la produzione di biogas?

Chi si assume la responsabilità di una bomba innescata, di un disastro annunciato, visto che i Vigili del Fuoco hanno evitato di esprimere un parere? Su tutto ciò l’Amministrazione provinciale è reticente, ma le ‘ricadute’, in questo caso negative, saranno sulla pelle della popolazione locale.

Se questa è dimostrazione di democrazia partecipata, è meglio tornare al medioevo con precise classi sociali e relativi limiti, invece di contrabbandare una legalità che in pratica non esiste”.

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