Promuovere la presenza del lupo nelle zone rurali nell’Europa Mediterranea occidentale, riducendo i conflitti con le attività umane. È questo il principale obiettivo del progetto europeo Medwolf, portato avanti da Legambiente, Wwf e altre associazioni ambientaliste, oltre che da istituti di ricerca scientifici italiani e portoghesi, associazioni agricole di categoria, Cia, Coldiretti, Confagricoltura e dalla Provincia di Grosseto.
“Tenendo presente – afferma Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – che il lupo è una specie protetta a livello nazionale e internazionale, e che va tutelato e protetto, bisogna altresì farsi carico con forte senso di responsabilità dei frequenti attacchi dei predatori (non solo lupi ma anche ibridi e cani inselvatichiti che spesso fuggono dal controllo dei proprietari) sui nostri allevamenti di bestiame.
Le azioni principali del progetto riguardano lo sviluppo e il monitoraggio della presenza e dello stato del lupo, la valutazione dei danni e l’informazione sugli avvistamenti e la sperimentazione di misure per ridurre e prevenire i danni di eventuali attacchi da parte dei predatori: fili elettrici, staccionate, formazione dei cani da guardia. Importante anche la sensibilizzazione degli allevatori e della comunità”
“Con questo nuovo progetto internazionale – spiega Angelo Gentili, responsabile Med Wolf Legambiente (Circolo Festambiente) – vogliamo da una parte ridurre almeno del 20% i danni al bestiame e dall’altra sensibilizzare gli allevatori a utilizzare i metodi di prevenzione e soprattutto conoscere maggiore chiarezza i diversi aspetti della problematica.
La questione riguarda i danni al bestiame domestico, soprattutto nella provincia di Grosseto, ma anche in altre aree della Toscana, deve essere presa in considerazione con serietà soprattutto visti i numerosi attacchi alle greggi che si sono registrati. Spesso però ad attaccare non sono i lupi ma addirittura cani inselvatichiti, che neppure occhi esperti sanno riconoscere.
Proprio per questo il progetto è fondamentale per studiare i comportamenti del lupo, distinguere i vari predatori che attaccano e soprattutto trovare soluzioni a quello che sta diventando sempre più un problema diffuso”.
Tra i partner del progetto, iniziato il primo settembre 2012, figurano ben 3 associazioni agricole di categoria, ed è la prima volta che accade in Italia, a fianco di associazioni ambientaliste italiane e istituti scientifici, come l’Istituto di Ecologia applicata di Roma.
Tutto questo per trovare soluzioni condivise nel rispetto della conservazione del lupo e delle esigenze degli allevatori locali. Le zone monitorate e interessate dal progetto sono la provincia di Grosseto, per l’Italia, e quattro aree protette del Portogallo.