Home GrossetoAmbiente Grosseto Monterotondo, il Comitato Geo sull’impianto di trattamento dei rifiuti: “Per chi e per cosa l’autorizzazione a Solemme?”

Monterotondo, il Comitato Geo sull’impianto di trattamento dei rifiuti: “Per chi e per cosa l’autorizzazione a Solemme?”

di Roberto Lottini
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Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato stampa del Comitato Geo sulla recente autorizzazione rilasciata dall’Amministrazione provinciale alla ditta Solemme per la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti a Monterotondo.

Una soluzione osteggiata dall’Amministrazione comunale e dalla maggioranza degli abitanti del paese, oltre che dal Comitato Geo.

“L’Amministrazione provinciale di Grosseto, nonostante l’esperienza negativa dell’autorizzazione rilasciata a Scarlino Energia prima dell’esito del ricorso al Tar, che poi ha stabilito l’invalidità della procedura, sta percorrendo la stessa strada anche per la vicenda Solemme di Monterotondo Marittimo, ossia prescinde dall’esito dei ricorsi al Tar (al momento 4, ma è probabile che aumentino) ed espone il progetto al rischio di revoca dell’autorizzazione e blocco dei lavori.

Evidentemente è un tentativo di forzatura, analogo al percorso di tutta la procedura per il progetto Solemme in cui “… violazione di legge, eccesso di potere, contraddittorietà, travisamento dei fatti e incompetenza”, sono ben rappresentate, come contestato nei ricorsi al Tar.

Ma andando al sodo, al di là delle normative e comportamenti illeciti, non è mai stato chiarito a chi, e a cosa serve questo megaimpianto da 70.000 t/a, stante che l’impianto Futura, alle Strillaie di Grosseto, per contratto esclusivo con Unieco assorbe tutti i rifiuti urbani ed il verde dell’Ato9, e già ora è evidente che ricadrà sui Comuni il pagamento delle penali relative al non raggiungimento dei quantitativi minimi previsti in questo contratto.

In altre parole, se già nell’Ato è carente la disponibilità di rifiuti urbani e verde, come si può autorizzare un ulteriore impianto che richiede 30.000 t/a di Forsu (frazione organica da raccolta differenziata) che per leggi nazionali, regionali, e piano provinciale, possono provenire solo ed esclusivamente dalla provincia? E comunque, a cosa serve, stante l’autosufficienza già più che garantita? Domanda che ha posto anche Arpat nell’istruttoria alla procedura, ma a cui l’Amministrazione provinciale non ha mai fornito alcuna risposta.

E’ più che lecito il sospetto che il proponente del progetto, Solemme, gruppo Acea, nasconda un tentativo di sopperire con questo impianto alle esorbitanti emergenze di Roma e Lazio connesse alla gestione rifiuti di questa regione, in particolare per lo smaltimento dei fanghi dei depuratori gestiti proprio dal gruppo romano. Infatti già dal 2010 Acea ha lanciato un allarme connesso ai fanghi ed agli impianti di trattamento, del tutto inadeguati ed insufficienti nel territorio laziale.

Le normative nazionali in vigore sul compostaggio prescrivono che i fanghi di depuratori non possano superare il 35% del totale (e già Solemme è stata sanzionata per questo superamento nel 2011), ed il progetto del nuovo impianto prevede 25.000 t/a di fanghi, pertanto è necessario un quantitativo di altra massa biodegradabile pari a 45.000 t/a, in realtà non reperibile in provincia, di cui Solemme stessa chiede una deroga di reperimento altrove.

Nell’autorizzazione rilasciata non è contemplato da dove provenga questa enorme massa, né se esiste una deroga alle leggi nazionali e regionali.

Non è accettabile che la Maremma, ed in particolare Monterotondo Marittimo, debba diventare la valvola di sfogo di Acea, in violazione di leggi e della volontà popolare tesa ad uno sviluppo di tipo turistico e agricolo con prodotti locali tipici e pregiati; così come non è accettabile che l’Amministrazione provinciale sia connivente con una lobby di gestori di rifiuti con un business ben rimunerativo, e la vicenda di Scarlino è emblematica in tal senso.

Ci batteremo per il rispetto delle leggi, della salute degli abitanti, della salubrità ambientale, dell’identità del territorio, di un modello di sviluppo alternativo ad industrie degradanti e inquinanti, contro la posizione disinvolta dell’Amministrazione provinciale e gli intrallazzi del gruppo Acea”.

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