Grosseto. Un gruppo di sindaci toscani, fra cui il sindaco di Castiglione della Pescaia, Elena Nappi, e il sindaco di Scansano, Bice Ginesi, di ogni appartenenza politica, si rivolge con una lettera aperta al Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e alla vicepresidente e assessore all’agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi, per sottolineare “i rischi per i territori rurali, in particolar modo per quelli di pregio agricolo, ambientale e paesaggistico, derivanti da una diffusione generalizzata e fuori da ogni criterio di programmazione del fotovoltaico a terra e dell’agrivoltaico sui suoli agricoli, che sta destando preoccupazione e timori tra le popolazioni interessate e nelle amministrazioni”.
La lettera
Ecco il testo integrale della lettera:
“Illustrissimi,
ci rivolgiamo a voi per sottolineare i rischi per i territori rurali, in particolar modo di quelli di pregio agricolo, ambientale e paesaggistico, derivanti da una diffusione generalizzata e fuori da ogni criterio di programmazione del fotovoltaico a terra e dell’agrivoltaico sui suoli agricoli.
Non disconosciamo la assoluta e prioritaria necessità della diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili, il superamento delle fonti fossili e, così facendo, conseguire un risultato in tema di riduzione delle emissioni climalteranti e di mitigazione del cambiamento climatico, lo riconosciamo come scelta fondamentale ed in tal senso ci sentiamo impegnati nelle nostre scelte di governo dei territori. Altrettanto prioritario, però, risulta salvaguardare i suoli fertili e la loro funzione per la produzione del cibo, così come la conservazione e valorizzazione di paesaggi unici e irripetibili, elementi identitari e fonti di ricchezza per le comunità territoriali attraverso l’economia del turismo.
L’emergenza climatica è strettamente connessa, infatti, all’emergenza alimentare ed al generalizzato dissesto idrogeologico dei territori. La necessità urgente è che la politica ad ogni livello sappia assumere il compito di governare la complessità e non inseguire le illusorie strade della semplificazione e del riduzionismo, soprattutto davanti a fenomeni e processi che travalicano gli ambiti amministrativi di competenza per produrre i loro effetti in maniera generalizzata e incontrollabile.
Conservare la fertilità dei suoli agrari e la loro funzione produttiva costituisce il presupposto fondamentale per ogni idea di sovranità alimentare, prima fra tutte la possibilità di produrre il cibo necessario alle comunità territoriali. Infatti le sfide e le conseguenze del cambiamento climatico, così come il ripetersi di disastri ambientali, eventi pandemici o le crisi internazionali ed i conflitti, ci mettono sempre più di frequente davanti al rischio di emergenze alimentari diffuse e altamente impattanti.
Non ignoriamo il grido di dolore che si leva da molti imprenditori agricoli rispetto alle difficoltà sempre maggiori nel sostenere i costi di produzione e la mancanza di reddito adeguato, crediamo però che costruire risposte attraverso politiche volte alla strutturazione ed al consolidamento delle filiere, sulla costruzione di canali di commercializzazione alternativi e innovativi che mirino ad alleanze con i consumatori per sottrarre i produttori agricoli al ricatto della speculazione e delle oscillazioni di mercato dettate dalla finanza globale, dovrebbe essere la strada da percorrere e privilegiare.
Per queste motivazioni ci rivolgiamo a voi per chiedere di bloccare il consumo di suolo, esprimendo un chiaro no agli impianti fotovoltaici nei campi, suggerendo invece come impianti a terra si possono fare su aree già impermeabilizzate o irrimediabilmente compromesse, come le discariche o le cave esaurite, o lungo tutti i tracciati ferroviari e stradali (molto spesso aree abbandonate a se stesse e degradate), su ogni copertura di strutture e nelle sterminate distese di aree già impermeabilizzate (aree produttive, parcheggi,….).
Come già espresso, il motivo fondamentale della nostra posizione nettamente contraria è ovviamente che la creazione dei ‘parchi fotovoltaici o agrivoltaici’ comporta consumo di suolo (non così semplicemente restituibile alla natura o all’agricoltura ad esaurimento dell’impianto…), consumo di suolo che in definitiva presenta una contraddizione di fondo: quella di ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando però un’altra risorsa non riproducibile, il suolo, che è una risorsa finita ed è il risultato di un processo lento ‘pedogenesi’ che dura migliaia di anni. Alla possibile obiezione al riguardo della fattispecie dell’agrivoltaico, che si vorrebbe lasciar passare come non oggetto di consumo di suolo, intendiamo obiettare che l’innalzamento dei pannelli dal suolo, oltre ad aumentare l’impatto paesaggistico, non limita le conseguenze negative sulla fertilità del suolo, comunque presenti, quali ad esempio il difetto di soleggiamento, la diseguale distribuzione delle piogge, la limitazione delle tipologie colturali compatibili, ecc.
Aggiungiamo poi altre considerazioni, a nostro avviso altrettanto importanti:
• l’impatto sul paesaggio determinato da ettari di filari di pannelli è devastante, quando i pannelli sono integrati nei tetti l’impatto visivo è minimo e quello ambientale nullo;
• il paesaggio agrario disegnato nei secoli dai contadini è una risorsa su cui investono le aziende agricole di giovani agricoltori che stanno creando una moderna ruralità mettendo a sistema tutto quello che il territorio può offrire in termini di cibo, paesaggio, natura e cultura del territorio, creando percorsi enogastronomici, agriturismi, turismo rurale per rendere fruibile tanta bellezza e chi amministra ha il dovere di incentivare questi processi virtuosi difendendo il paesaggio agrario;
• i contributi che vengono elargiti per promuovere giustamente la diffusione delle energie rinnovabili provengono da una quota che tutti paghiamo sulla bolletta elettrica: sarebbe più giusto che venissero riparti in piccole quote per finanziare piccoli impianti familiari piuttosto che assorbiti da grandi impianti costruiti a scopo speculativo;
• la diffusione comunità energetiche e di piccoli impianti, nei quali le famiglie diventano produttrici di energia, stimola la consapevolezza dei propri consumi e l’acquisizione di stli di vita energeticamente sostenibili;
• la creazione di grandi impianti su suoli agricoli, infine, non può che determinare un grave squilibrio nel mercato della terra e degli affitti agrari, dal momento che già ora l’affitto di un terreno per impianti fotovoltaici è notevolmente superiore a quello ordinario;
• i territori che rappresentiamo sono fortemente vocati a colture di qualità e possiedono un elevato potenziale in termini di turismo enogastronomico;
• prendere coscienza che il paesaggio rurale è già di suo una risorsa e quindi la sua tutela dovrebbe diventare una strategia nazionale e regionale prioritaria.
Chiediamo quindi, che Ministero e Regioni si possano esprimere con un netto no alla costruzione di qualsiasi parco fotovoltaico a terra che vada ad occupare suolo agricolo fertile e che si adoperino affinché vengano individuate altre forme adatte a favorire, da una parte la creazione di piccoli impianti familiari, dall’altra la realizzazione di impianti anche di grandi dimensioni su superfici già sfruttate per altri scopi, come tetti di capannoni, supermercati e centri commerciali, parcheggi e altri terreni già sottratti all’uso agricolo e impermeabilizzati.
Suggeriamo infine che si prevedano norme ed incentivi affinché possano essere i Comuni a realizzare impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici e sulle superfici già impermeabilizzate o appositamente individuate attraverso la pianificazione, magari intervenendo anche con sistemi di raccolta di finanziamenti tra i cittadini attraverso la costituzione delle Comunità energetiche rinnovabili: sarebbe un’interessante forma di partecipazione collettiva alla produzione di energia.
Siamo certi di trovare in voi interlocutori attenti e sensibili e ci auguriamo di poter insieme contribuire a salvaguardare il patrimonio prezioso per le future generazioni rappresentato dal paesaggio e dal suolo agrario fertile”.