Home Agricoltura Le nuove frontiere del carbone: se ne parla in un convegno

Le nuove frontiere del carbone: se ne parla in un convegno

L'iniziativa è in programma venerdì 26 maggio

di Redazione
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Grosseto. Nell’aula magna dell’Istituto statale “Leopoldo II di Lorena” di Grosseto, venerdì 26 maggio si parla di innovazione del carbone e dei risultati del progetto Bioactam e di tutte le sperimentazioni compiute.

E’ stato scelto l’Istituto tecnico agrario di Grosseto per presentare i primi risultati del progetto Bioactam, in quanto il Crisba (www.crisba.eu), ovvero il centro di ricerche dell’Istituto, è uno dei partner operativi del progetto.

Il progetto è stato portato avanti dal gruppo operativo Bioactam (acronimo di Biochar: innovazioni ottenute attraverso carbonizzazioni testate in Amiata e Maremm), formato da 13 partner che si sono messi insieme grazie ad un bando della Regione Toscana relativo ai Piani strategici dei gruppi operativi del Psr, per sperimentare la carbonizzazione innovativa e testare il biochar prodotto (carbone prodotto con scarti agricoli e forestali).

Il progetto

Il progetto messo a punto ha come obiettivo l’incremento della produttività agricola e della sostenibilità nei settori dell’agricoltura e della forestazione, e ha visto un’importante partecipazione delle aziende del territorio, segno di vitalità e di volontà di innovarsi di tutto il comparto.

Fulcro centrale del progetto è il prototipo innovativo di forno di carbonizzazione per la produzione di biochar, realizzato dalla B&C Technosystems S.r.l. di Borgo Santa Rita, nel comune di Cinigiano, con il supporto scientifico dell’Università della Tuscia – Dafne ed istallato nella segheria Vinciarelli di Saragiolo, sul Monte Amiata.

Il Biochar, che non è altro che un carbone di limitata pezzatura, fa parte di una nuova generazione di prodotti basati sulla pirolisi parziale di biomasse legnose derivanti da residui delle attività forestali ed agricole, che può essere usato in agricoltura come ammendante o per altri svariati usi sia in forma grezza sia se attivato chimicamente, biologicamente o fisicamente.

Il partenariato di Bioactam, organizzato secondo la formula dei gruppi operativi, che prevedono l’affiancamento delle aziende agro-forestali ad enti di ricerca, pubblici e/o privati, e a soggetti che operino il trasferimento tecnologico e la formazione, lo studio delle proposte progettuali ha trovato, nella realtà territoriale grossetana, i principali attori e promotori delle proposte: il Consorzio forestale dell’Amiata che è capofila del progetto, la segheria Vinciarelli di Saragiolo, l’azienda agricola Orti di Maremma di Federico Comandi di Gavorrano, l’azienda agricola Bussolino Roberta di Seggiano, l’azienda agricola Antico Frantoio del Parco cooperativa sociale di Alberese, la Qualiterbe S.r.l. di Pitigliano, la B&C Technosystems S.r.l. del gruppo Certerà (Polo tecnologico di Grosseto e riferimento del territorio per l’innovazione), il Consorzio Olio di Seggiano DOp insieme ai centri di ricerca della Toscana e del Lazio (Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei Materiali (Istnm) sezione Phytolab- Università di Firenze, Isis “Leopoldo II Lorena” di Grosseto (Crisba), Università della Tuscia – Dafne).

Durante il progetto vi sono state numerose prove sia in laboratorio, sia in campo con il biochar prodotto con risultati molto incoraggianti.

Il dottor Lorenzo Moncini del Crisba, che ha condotto una serie di prove sulle Solanacee ed in particolare sui pomodori, ricorda che “il Biochar ha prodotto risultati promettenti, infatti, le piante cresciute in presenza di carbone vegetale hanno mostrato un maggiore sviluppo rispetto a quelle non trattate, evidenziando così le potenzialità del prodotto come stimolante di crescita, anche nella parziale sostituzione della torba per le colture fuorisuolo. Tutti aspetti che stimolano a continuare le sperimentazioni”

“Nonostante vi sia un forte interesse a tutti i livelli sull’utilizzo del biochar, nella realtà la produzione è molto limitata e le esperienze si contano sulla punta delle dita – commenta il coordinatore scientifico, il professor Rodolfo Picchio del Dafne-Unitus -, il che dimostra come il nostro progetto sia particolarmente innovativo nel settore agro-forestale ed in linea con le esigenze del momento in un contesto di economia circolare”.

Conclude il dottor Giovanni Alessandri, coordinatore tecnico del gruppo operativo Bioactam: Il progetto costituisce un primo esempio di cooperazione e di collaborazione tra realtà territoriali ed economiche differenti, dimostrando come l’integrazione trasversale sia terreno fertile per lo sviluppo e l’innovazione in campo agroforestale producendo anche risultati interessanti negli scenari attuali del cambiamento climatico contribuendo all’integrazione di sistemi di gestione sostenibili -.

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