Come solitamente accade, l’inizio di ogni anno è dettato sempre da buoni propositi.
Non si esime da questo paradigma il mondo agricolo. Il dubbio è dove inizia e dove finisce la ragionevolezza, perché ancora una volta uno tra i tanti problemi scottanti che sono sul piatto non sta trovando risposte adeguate, a causa di integralismi, per incapacità di decidere o, ancora peggio, per la paura di prendere decisioni o per le difficoltà che comporta prenderle.
“Dicevamo dunque – analizza il presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi -, uno dei problemi sul piatto in questo primo scorcio di 2023 è legato alle difficoltà che le imprese vivono tutti i giorni con i danni da presenza di selvaggina e ungulati. Siamo un Paese paradossale, che vuole difendere strenuamente un ecosistema che non è più sostenibile e si sta autofagocitando, perché un’ elevata popolazione di ungulati fa male a sé stessa e all’ambiente. Tale nocività non si riverbera solo per il settore agricolo, ma l’enorme loro proliferazione crea un danno incalcolabile a tutta la società”.
“Anche l’Ispra, – spiega Tocchi – in un recente convegno organizzato da Confagricoltura a Viterbo, dal titolo ‘Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire’, ha spiegato che in Italia negli ultimi sette anni la presenza dei cinghiali, per il solo settore agricolo, ha determinato danni per 120 milioni di euro, di cui ben 10 nella sola Toscana. In realtà questo è un danno marginale, perché gli effetti del sovrannumero sono decuplicati, riverberandosi su tutta la società. E allora è sufficiente procedere agli abbattimenti che nella nostra regione ammontato a 90mila capi, o dobbiamo essere più razionali, intelligenti e capaci? Si può permettere che un cinghiale a Roma dorma nello scantinato di una palazzina o che si alimenti razzolando tra i rifiuti organici domestici? Un cinghiale non può essere un animale domestico. Lo snatureremo. Evidentemente c’è qualcosa che non funziona. Ragionando così non lo difendiamo, ma lo distruggiamo, perché si modifica la sua natura. Per non parlare poi degli incidenti stradali, talvolta mortali, in cui sono regolarmente coinvolti.”
Altro tema su cui il presidente di Confagricoltura Grosseto pone attenzione è quello della predazione. “Possiamo tollerare predatori assoluti che hanno necessità di estensioni, di territori e pensare di farli crescere in ambienti così antropizzati come in Italia? Un quesito che merita risposte serie, – conclude il presidente di Confagricoltura Grosseto – non fosse altro per il rispetto che dobbiamo agli agricoltori, per il valore che si sono ritagliati nella nostra economia e per il ruolo assunto nella salvaguardia dell’ambiente, altro nostro fondamentale e labile patrimonio.”