L’utilizzo dei cani da protezione del bestiame in un’azienda agricola e zootecnica è utilissimo e sempre più diffuso per ridurre gli attacchi predatori, o i capi predati, ma è sicuramente un investimento economico e di tempo che grava molto sulle aziende.
“E’ fondamentale capire – spiega Luisa Vielmi, tecnico di DifesAttiva – che uno strumento di prevenzione come il cane, per diventare davvero utile, deve essere ben custodito e ben cresciuto dal pastore. Per farlo l’allevatore deve sobbarcarsi costi molto importanti che, purtroppo, in Italia sono sostenuti solo dalle stesse aziende. In altri Paesi europei o, addirittura, in alcune regioni italiane, si sta cercando di avvicinarsi all’allevatore in maniera concreta sostenendo parte delle spese legate al corretto utilizzo delle misure di prevenzione: il costo economico dei cani, il veterinario, il cibo, il cambio di gestione che l’azienda deve affrontare e la manutenzione delle recinzioni. Anche perché un cane da protezione inserito in un’azienda agricola, ma non seguito, non riesce a dare il proprio contributo e, in alcuni casi, può addirittura complicare la vita dell’allevatore. Anche la realizzazione non corretta di ricoveri notturni o recinzioni può andare a discapito dell’allevatore stesso“.
Come se non bastasse, oltre a questi costi, anche i fattori esterni, come ad esempio la siccità, stanno influenzando le aziende, anche dal punto di vista dei sistemi di prevenzione. Il bestiame non va più al pascolo, perché ci sono sempre meno pascoli, e quindi è utile avere dei ricoveri notturni per gestirlo nelle ore più calde, ma può, in questo caso, modificare anche la vita del cane da protezione che rimane con il bestiame all’interno della stalla o del ricovero notturno, influenzando il suo comportamento.
“Dopo due anni di stop alle riunioni in presenza – sottolinea Francesca Barzagli (nella foto), presidente di DifesAttiva – abbiamo deciso di ritrovarci nuovamente con tutti i soci dell’associazione per parlare di come stanno andando le cose. Ci siamo confrontati sui risultati cercando di capire quanto i cani abbiano realmente risolto i problemi legati alle predazioni e, soprattutto, quali siano gli elementi di criticità che gravano sulle aziende. E’ stato un confronto utile, anche perché l’associazione nasce per fare rete, confrontarsi e cercare di risolvere le criticità. Le osservazioni e le proposte venute fuori sono fondamentali per noi anche perché vengono dagli stessi allevatori che hanno deciso di accollarsi i costi per mantenere i cani da protezione del bestiame. E’ vero che il supporto tecnico è fondamentale e necessario, soprattutto all’inizio, ma i cani rimangono comunque un bene dell’allevatore, perché in questo lavoro è di primaria importanza utilizzare al meglio gli strumenti di prevenzione”.
Proprio per questo DifesAttiva lancia una proposta alla Regione Toscana, alle istituzioni e alle associazioni del territorio. “Vogliamo riportare sui tavoli delle istituzioni – chiarisce Barzagli –, anche fuori dalla nostra regione, quello che per noi è fondamentale e importante per una corretta e migliore gestione dei sistemi di prevenzione, del gregge e soprattutto dei pascoli. Oltre a chiedere aiuto alla Regione, chiediamo l’apertura di una tavola rotonda con le associazioni e con i rappresentanti del mondo zootecnico per avere dei sostegni sul mantenimento dei cani da protezione del bestiame in modo da poterci difendere da soli. Siamo spesso ospiti di altre regioni che ci chiamano per testimoniare l’utilità dei sistemi di prevenzione, ma anche per sapere quale vita ha la nostra tipologia di allevamento e quali sono i nostri impegni per valorizzarlo. Adesso chiediamo di discuterne con la Regione Toscana: siamo sicuri che con il sostegno delle istituzioni si possa fare un grande passo avanti“.