“Non bastava il Covid, non bastava il crollo dei consumi, a dare l’ennesimo, e forse ultimo, colpo di grazia alla nostra agricoltura è stato il freddo polare che ha investito la nostra provincia. Sbalzi termini fino a meno dieci gradi e gelate estese anche a bassa quota hanno di fatto distrutto non solo le coltivazioni di ortofrutta delle zone interne e della costa, ma hanno anche danneggiato le viti e gli olivi“.
E’ il grido di Cia Grosseto, sommersa sin dalle prime ore di questa mattina da telefonate di agricoltori disperati che segnalano campi ghiacciati e piantine completamente distrutte.
“Nei giorni scorsi le nostre produzioni, quasi tutti di eccellenza e di nicchia – spiega Enrico Rabazzi, direttore della Confederazione provinciale –, stavano seguendo il ciclo delle stagioni tanto che si notavano le prime fioriture e le aspettative, per questo settore da anni oramai in sofferenza, sembravano abbastanza positive. La ‘ghiacciata’ di questa notte però ha spazzato via ogni illusione: per l’agricoltura non c’è davvero pace. Intere coltivazioni sono andate perse, per altre i danni sono ingentissimi e stiamo cercando di fare le prime sommarie valutazioni. Come agricoltori sappiamo che le bizzarrie climatiche fanno parte dei rischi del nostro settore, ma oggi è il momento che la politica, a tutti i livelli, chiarisca qual è il valore di questo settore per il sistema Paese. Da due anni subiamo le conseguenze della peggiore emergenza sanitaria e il conseguente tracollo dei consumi, ora dobbiamo fare i conti anche con il freddo polare. Come Cia Grosseto ci siamo già attivati a livello regionale e nazionale per chiedere di non essere abbandonati perché senza agricoltura, vale ancora una volta ricordarlo, non vi è futuro. Chiediamo dunque come primo urgente intervento il riconoscimento dello stato di calamità naturale e l’esonero dai contributi previdenziali; inoltre, ci stiamo attivando per organizzare un incontro affinchè si possa dare una risposta alle tante aziende in difficoltà“.
“Come sempre – conclude Rabazzi – precisiamo che, come gli altri settori, anche gli agricoltori chiedono di non essere abbandonati; poiché le variabili in agricoltura sono infinite, chiediamo con urgenza che ci venga riconosciuto quanto ci aspetta, di non essere tartassati da un regime fiscale opprimente e da una burocrazia nemica del settore“.