Nel 1978 una giovane e coraggiosa studentessa decide di rivoluzionare il lavoro di una azienda agricola nel borgo di Pereta: in una Maremma che fino ad allora non aveva goduto di grande fama vitivinicola farà da apripista per il Morellino di Scansano. Prima a portare avanti con forza questa denominazione era Elisabetta Geppetti, considerata l’ambasciatrice della Maremma nel mondo e definita dalla stampa “la signora del Morellino“.
Oggi con lei c’è sua figlia Clara. La incontro nella bellissima “Fattoria le Pupille”, è soddisfatta per l’ennesimo premio appena assegnato a una sua etichetta: per la rivista Falstaff, RosaMati 2018 è infatti il miglior vino rosato italiano.
Come hai iniziato a lavorare in azienda?
“E’ stato naturale, ma anche inaspettato: fino alla fine del liceo continuavo a dire alle mie amiche che non avrei mai lavorato con mia mamma. Poi, dopo aver intrapreso una facoltà universitaria che non mi ha coinvolto troppo e complice un’amica di famiglia, anche lei produttrice, mi resi conto che il lavoro della nostra azienda era nel mio Dna da sempre. Era il 2011, avevo 20 anni e ho così iniziato a lavorare alla stessa età della ‘Lady of Morellino’!”
Hai seguito un particolare percorso di studi o specializzazione?
“Nelle famiglie come la mia il mestiere si tramanda, certi ‘rituali’ del vino sono la quotidianità fin da bambini, poi però mi sono formata con una gavetta in tutti gli ambiti dell’azienda”.
Quale aspetto del tuo lavoro ti piace di più?
“Per qualche anno sicuramente viaggiare per portare i nostri vini a fiere ed eventi in tutto il mondo era la cosa che preferivo. Adesso amo le masterclass e le presentazioni dei nostri prodotti nelle quali ho modo di parlare in pubblico. Questo lavoro poi mi ha consentito di far conoscere la nostra realtà e la Maremma a persone che vengono a visitarci dall’estero con cui ho stretto anche rapporti di amicizia”.
Quanti Paesi hai visitato grazie al tuo lavoro?
“Ho visitato e sto continuando a visitare il mondo, infatti sono appena tornata dal Perù. Ho viaggiato in almeno metà degli Stati Uniti e sono stata in una decina di Paesi asiatici. Senza contare tutti i mercati europei in cui vado molte volte ogni anno come Svizzera, Germania, Inghilterra, Francia, Spagna…”.
In quale hai trovato una migliore accoglienza per i tuoi prodotti?
“Probabilmente negli Stati Uniti, dove le persone sono sempre calorose nei confronti di noi italiani e interessate al racconto di tutto il lavoro che si nasconde in una bottiglia di vino. Se questo poi è toscano ne sono profondamente affascinati”.
Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa professione?
“Questo settore è impegnativo e totalizzante. Negli ultimi anni poi è cambiato profondamente: c’è molta concorrenza a livello quantitativo, ma soprattutto qualitativo. Per questo serve preparazione, specializzazione e grande forza di volontà. È necessario inoltre avere basi di management e spiccate doti di comunicazione per una visione del prodotto a 360°. La passione però è alla base di tutto perché trasmette al consumatore la nostra storia, la cultura, le tradizioni della Maremma e i valori che stanno dietro alle nostre etichette”.
Per finire, raccontaci com’è lavorare con quella che la stampa ha definito “la Signora del Morellino”.
“Sicuramente mia mamma ha personalità e un carattere molto forte, è stata perfino la prima donna presidente di un consorzio – esclama riferendosi al Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano -, ma il nostro è sempre stato un rapporto basato sulla comunicazione che mi ha consentito di avere spazio in azienda e grande fiducia da parte sua. Oltre a rappresentare una certezza nella mia vita è per me un modello da imitare”.