Il Ceta, l’accordo tra il Canada e l’Europa per liberalizzazione degli scambi commerciali, approderà prossimamente in vari consigli comunali, tra cui quello di Grosseto, che discuterà un ordine del giorno in merito.
Ragione per cui Confagricoltura e Cia hanno ritenuto opportuno, senza entrare in polemica o in contrapposizione con chi ha visioni diverse, spiegare le ragioni per cui questo è da ritenersi un accordo che offre molti vantaggi, e interessanti opportunità alle aziende italiane che operano nell’agroalimentare e consente a migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio e altre eccellenze di riuscire, attraverso cooperative e strutture aggregate, a creare un importante valore aggiunto alle loro produzioni grazie alle vendite nel mercato canadese.
“Infatti, – aggiungono i due presidenti Attilio Tocchi ed Enrico Rabazzi – con il calo dei consumi interni, l’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità per l’agroalimentare di qualità italiano. E’ impensabile difendere l’agricoltura italiana arroccandosi nei confini nazionali o europei, con posizioni di chiusura e protezionismo. Le nostre aziende riescono ad aumentare il proprio reddito quando commercializzano le eccellenze nei Paesi che hanno un grande numero di abitanti come la Cina o un grande potere d’acquisto come, appunto, il Canada”.
E sul fronte della sicurezza? I due presidenti sono convinti che non ci sia nessun arretramento. Anzi.
“L’Unione Europea – spiegano Tocchi e Rabazzi – non ha allentato sulle regole di sicurezza alimentare, come non è vero che con questo accordo in Italia saranno commercializzati alimenti come la carne con gli ormoni o prodotti con ogm”.
Vantaggi si riscontrano pure per il vino italiano presente sul mercato canadese come quello francese o americano, in quanto è prevista l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela delle nostre denominazioni e un generale miglioramento delle attuali condizioni. Benefici pure per il settore lattiero caseario, al primo posto nelle esportazioni in Canada, che può trarre vantaggio dall’accordo raddoppiando le vendite.
Ben 11 formaggi hanno ottenuto una tutela che prima non esisteva. Infine, vi è l’abbattimento dei dazi su vino, pasta, cioccolata e pomodori, mentre sono eliminati quelli sui prodotti lattiero caseari, uova e pollame. Viene poi prevista una quota per l’importazione della carne (inferiore allo 0,6% del consumo totale), del mais e del grano.
“Crediamo – aggiungono Tocchi e Rabazzi – che se sapremo aprirci alle opportunità della globalizzazione lavorando sempre meglio e mantenendo alta la qualità produttiva, gli accordi come il Ceta non potranno che essere vantaggiosi per tutti coloro che intraprendono in agricoltura”.
Rabazzi e Tocchi chiudono la disamina facendo notare che con gli ultimi decreti, che prevedono l’ obbligo di indicare in etichetta l’origine del riso e del grano per la pasta, sono stati ulteriormente posti dei paletti contro quella che viene paventata come una invasione “aliena” dei prodotti canadesi.
“Questa è una battaglia vinta – concludono Tocchi e Rabazzi – perché conferma che stiamo lavorando per internazionalizzare il nostro agroalimentare di qualità, garantendo il consumatore nella scelta, convinti che gli accordi commerciali non limitano ma, al contrario, esaltano i nostri prodotti”.