Problema predatori. Dopo la riunione nei giorni scorsi in Regione dove è stato fatto il punto della situazione sul protocollo d’intesa siglato tre anni fa, intervengono sull’argomento i presidenti provinciali di Cia e Confagricoltura, Enrico Rabazzi e Attilio Tocchi.
“Gli impegni assunti legati al contenimento del fenomeno predatorio, la realizzazione di recinzioni idonee alle greggi, il risarcimento dei danni subiti, sono stati in parte raggiunti. L’analisi del protocollo – puntualizzano Rabazzi e Tocchi – è servita a definire proposte concrete per risolvere la problematica predatoria anche in vista della discussione in calendario il prossimo 20 gennaio in Conferenza Stato Regioni”. Infatti la questione predatoriale ha ormai superato i confini regionali e assume sempre più un carattere nazionale tanto da dover condividere interventi su tutto il territorio italiano. In primis Cia e Confagricoltura chiedono il pagamento dei danni subiti senza dover far ricorso al Piano di Sviluppo rurale, ma attraverso la creazione di un fondo specifico di solidarietà nazionale che risarcisca anche il danno indiretto; e in ultima istanza l’allontanamento dei predatori dalle zone vocate alla pastorizia.
“Teniamo conto – aggiungono – che quando si parla di danno indiretto occorre anche verificare i mancati guadagni legati alla perdita di produzione per il fatto che gli allevamenti non vivono in libertà. Non è pensabile che la libertà dei predatori diventi un danno economico alle imprese tanto da ridurre le produzioni e una violazione delle normativa comunitaria sul benessere per la forzata stabulazione capace di sviluppare patologie dannose al bestiame, nato in natura per essere vagante. Una ulteriore attenzione deve essere posta al recepimento di risorse economiche, visto che lo stanziamento fatto ha coperto i danni accertati all’ottobre 2016.”
Ma non sono le sole richieste avanzate, perché i rappresentanti di Cia e Confagricoltura hanno puntato il dito sul fatto che i risarcimenti non devono essere considerati aiuti di Stato e quindi soggetti al regime di de minimis che contempla un contributo massimo di 15mila euro in tre anni. In tal senso la Regione si è impegnata a far sì che questa norma sia modificata a livello comunitario, in maniera tale che il risarcimento a seguito del danno da predazione non sia più annoverato come risarcimento di Stato.
L’ultimo aspetto messo sul tavolo è stato quello legato agli ibridi, sui quali Tocchi e Rabazzi auspicano una attenzione maggiore con catture più cospicue al fine di ridurne fortemente la presenza sul territorio.
Al tavolo di Agrinsieme è stato affrontato il dibattito sull’autostrada, che infiamma le cronache di questi giorni. I presidenti, nel ribadire che la vicenda necessita della massima attenzione, aggiungono che saranno assunte decisioni in merito, solo dopo aver visionato i progetti, le osservazioni e le possibili modifiche e, non ultimo, dopo aver fatto un passaggio con i propri associati e strutture.
“E’ innegabile che la viabilità della parte sud della provincia debba essere migliorata – dicono – , ma tutto questo non deve ricadere sulle tasche degli agricoltori, con aziende frazionate, o su quelle dei residenti, con un pedaggio esoso. Pretendiamo che si tenga conto delle aziende agricole, delle loro istanze e si concerti con loro per non condizionarne la sopravvivenza. Siamo preoccupati che non si tenga in alcun conto delle problematiche connesse alla mancanza di una viabilità complementare e accessoria. Dove viaggeranno i mezzi agricoli a cui è interdetto il transito autostradale? – si chiedono. E concludono – per non parlare dei condizionamenti a cui sarebbe costretto il traffico locale, obbligato a percorrere una contorta e penalizzante viabilità alternativa per muoversi da un punto all’altro del tracciato. Qualsiasi territorio ha il diritto dovere di auto determinarsi, evitando, per quanto possibile, scelte calate dall’alto o imposte e non condivise.”