“Un’alternanza tra luci ed ombre. Questo il nostro giudizio per il 2016. Un anno che ha visto la caduta libera di alcuni settori, primo tra tutti quello dei cereali, al quale hanno fatto seguito la zootecnia da latte e carne, l’ortofrutta e l’olio. E questo solo per fare alcuni esempi perché l’anno che si sta per concludere ha dimostrato come la crisi oramai tocca tutti i settori agricoli. Allo stesso tempo tuttavia dobbiamo riconoscere, e apprezziamo, alcuni importanti sforzi messi in atto dal Governo che, seppur lentamente, stanno rispondendo alle richieste degli imprenditori agricoli”
Così il vicepresidente regionale e presidente grossetano Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), Enrico Rabazzi.
“Tra le questioni spinose ancora irrisolte rimane quella degli ungulati. Se si pensava che il problema potesse essere marginalizzato perché identificato come una lamentela del mondo agricolo, oggi è più che evidente che questi animali sono diventati una minaccia anche per i cittadini. Quasi ogni giorno – aggiunge Rabazzi – la cronaca racconta di incidenti stradali, anche mortali, causati dai cinghiali. Purtroppo possiamo dire che a fine 2016 la legge obiettivo, l’obiettivo non lo ha raggiunto. In questo periodo il numero degli ungulati è in parte contenuto ma soltanto perché la stagione venatoria è ancora aperta. Quando questa sarà chiusa, senza voler creare allarmismi, la situazione sarà davvero fuori controllo.
Chiediamo dunque alla politica una sforzo maggiore: chiediamo che il Piano di controllo venga messo in atto con urgenza e senza più remore. Alle autorità competenti chiediamo che si facciano carico, questa volta, non solo della voce degli agricoltori ma anche di chi vive nelle aree popolate da questi animali. Se così non fosse – continua Rabazzi – come Cia intendiamo portare avanti la nostra battaglia per la cattura tramite chiusini. Continuare così non è più pensabile, questa è una nota amara che si va ad aggiungere alle tante, troppe difficoltà ancora aperte per le aziende agricole. Per questo anche se sappiamo di incorrere in critiche amare proponiamo che si proceda ad un piano di contenimento anche nelle riserve.
La nostra non è una battaglia inconsulta contro questi animali – conclude il presidente – il nostro è un grido di allarme fatto da una categoria che da anni è in ginocchio e che chiede solo di poter continuare a lavorare e a garantire un futuro alle proprie famiglie e prodotti di qualità ai consumatori.”