“Pretendiamo, sì proprio pretendiamo, la rimozione dei lupi dal nostro territorio. A questo punto non ci interessa quali siano le metodologie che si vogliono adottare, ma vogliamo che il lupo e gli ibridi spariscano: se non si sapranno rimuovere con metodi ‘dolci’, sottoscriviamo anche quelli cruenti, purchè questi animali non siano più liberi di ammazzare le nostre pecore e il nostro lavoro. Se necessario siamo anche disposti ad assumerci le conseguenze penali del caso o richiamare il titolo della Costituzione che ci garantisce il diritto al lavoro, ma non vogliamo più raccontare la cronaca di una strage annunciata“.
Sono le parole al veleno del presidente grossetano e vicepresidente regionale Cia Enrico Rabazzi, subito dopo aver preso visione dell’ultimo attacco ad un gregge, questa volta in località Sgrilla, nel Comune di Manciano. Vittima dell’aggressione la famiglia di Carmelo Massala, da generazioni dedita alla pastorizia. Una vera strage: 17 pecore sgozzate, tra le quali un montone dal valore di quasi 4mila euro, 30 quelle che mancano all’appello, scappate terrorizzate. Un danno economico incalcolabile, il gregge era composto da 440 capi di giovani pecore, che ora la famiglia dice di non poter sostenere anche perché le pecore sopravvissute sono rimaste traumatizzate, con inevitabili conseguenze sulle loro prossime abitudini.
“Vogliamo che questa tragedia finisca subito. La politica deve fare una scelta chiara: o i pastori o gli ambientalisti; o quelli che lavorano o quelli che dicono sempre no; o quelli che danno valore al nostro territorio e tengono alto il nome del Made in Italy o quelli che dietro una scrivania fanno i finti amanti degli animali. Finti – aggiunge Rabazzi – perché non riusciamo a capire con quale criterio il lupo, o gli ibridi, hanno diritti sanciti, mentre le pecore possono essere sacrificate, salvo nel periodo pasquale, quando improvvisamente questo animale assume un valore diverso, quasi a voler sempre e comunque dar contro alla categoria. Siamo stanchi del fatto che proprio questi signori, che evidentemente hanno come abitudine solo quella di sentenziare e mai hanno davvero lavorato, dettino le linee della politica agricola. La politica, anche quella che ora si appresta a chiedere il nostro voto, deve prendere una posizione. E una posizione chiara la devono prendere anche le altre associazioni agricole: chiedere indennizzi, auspicare nuovi incontri o convegni non fa più per noi. Se non staranno al nostro fianco, pronti a una risposta clamorosa, ci muoveremo da soli in nome di tutti i pastori, al di là del colore di appartenenza. Tragedie come quella di oggi devono trovare la parola fine. Tutti i capi uccisi sono stati attaccati alla gola, segno evidente che si tratta di lupi, e non di uno o due, ma di un vero branco, visto che a nulla sono serviti i cani da guardiania scappati per mettersi in salvo”.
“Chiediamo – conclude il presidente Rabazzi – la vicinanza dei cittadini maremmani, che ben conoscono il nostro lavoro e chiediamo a tutti coloro che hanno un indotto dalla pastorizia di non lasciarci soli. Noi comunque intendiamo non fermarci. Ora chi deve decidere dovrà necessariamente togliere la maschera e farci capire con chi vuole stare. Non vorremmo pensare che dietro a tutto questo aleggi un progetto per distruggere la pastorizia a nome di qualche interesse legato alle multinazionali. È arrivato il momento che la politica e le altre associazioni si facciano avanti“.