“Nel settore delle materie prime i prezzi che vengono pagati ai produttori si sono ridotti drasticamente negli ultimi 15 anni tanto da non riuscire oramai neanche a coprire i costi: serve urgentemente un’inversione di tendenza”.
“Fatto 100 il prezzo finale di un bene prodotto in agricoltura, al suo produttore va una percentuale che oscilla tra il 14% e il 18%, al distributore circa il 25% mentre il resto va al commerciante. Sono dati che a nostro parere parlano da soli”. È l’amaro sfogo di Enrico Rabazzi vicepresidente della Cia Toscana e presidente di Grosseto.
“Fatta le dovute eccezioni, come ad esempio il vino dove le aziende imbottigliano in autonomia e quindi risparmiano per la maggior parte, nella maggior parte dei settori dal cerealicolo al caseario a quello degli allevamenti, la situazione è oramai drammatica perché con margini così bassi di redditività non ci sono grandi possibilità di sopravvivenza per le nostre aziende”.
“Ai rendimenti bassi – continua Rabazzi – con i quali non si riesce neanche a tener fronte ai costi di produzione (mezzi, tasse, costi per l’allevamento, adempimenti burocratici) si aggiungono poi le altre problematiche che colpiscono ulteriormente molti dei nostri settori, come i predatori, gli ungulati, i disastri di origine atmosferica e climatica.”
“Occorre invertire decisamente la tendenza – conclude Rabazzi – con un riequilibrio dei rapporti all’interno della filiera che porti ad un aumento della redditività dei produttori altrimenti anche l’entusiasmo, condiviso anche da noi, per l’attenzione che molti giovani stanno rivolgendo all’agricoltura sarà destinato a spegnersi prematuramente anche in Maremma”.