“Agrinsieme è a Roma per chiedere il diritto a esistere come categoria, per ricordare a chi ci governa che questa politica miope e sorda sta mettendo a rischio un intero settore” E’ il commento del vicepresidente toscano e Presidente di Grosseto Cia ( Confederazione Italiana Agricoltori ), Enrico Rabazzi a margine della manifestazione di protesta che si è svolta ieri nella capitale. Oltre un migliaio gli agricoltori arrivati a Roma tutti sotto la stessa bandiera di Agrinsieme. Due i pullman partiti da Grosseto a testimoniare quanta preoccupazione c’è anche in Maremma.
“Il problema non è solo quello dell’Imu, come qualcuno ha voluto sottolineare – precisa Rabazzi -. Noi non vogliamo essere degli evasori ma questa tassa è iniqua e va a colpire una categoria già stremata. Tuttavia la vera questione è che abbiamo la percezione che l’agricoltura sia un settore in vendita, al miglior offerente, naturalmente straniero. Non riusciamo più a fare reddito, non abbiamo certezze, i ministri che dovrebbero coordinare il nostro settore sono quelli che negli ultimi Governi hanno visto maggiori ricambi. E questo malgrado l’agricoltura oggi rappresenti ancora uno dei settori trainanti. Incredibile il fatto che mentre gli altri Stati stanno rivalutando e sostenendo questo comparto, in Italia, Paese universalmente riconosciuto per l’eccellenza dell’agroalimentare, l’agricoltore non ha pari dignità. Gli agricoltori del Bel Paese perdono più tempo a seguire la burocrazia che a lavorare in campagna, sono costretti ad aver fior fiore di consulenti per interpretare le farraginose leggi, devono sottostare a infiniti controlli spesso inutili perché spesso doppioni di se stessi. Se poi aggiungiamo il rapporto di chiusura che le banche hanno nei nostri confronti, le conseguenze parlano da sole. Non è più tollerabile. Ecco perché oggi siamo tutti a Roma, il luogo deputato a prendere le decisioni per il nostro futuro. Certo tra i tantissimi che sono arrivati da ogni parte d’Italia, dispiace vedere che manca una delle tre organizzazioni agricole. Questo addolora e delude – conclude Rabazzi -. Tutta l’agricoltura italiana è sull’orlo del collasso, noi tutti, al di la dei colori, siamo tentati di abbandonare le nostre attività. Il nostro è un grido di dolore, ci è rimasto solo questo. Domani forse quando a coltivare la terra saranno le multinazionali il Governo ringrazierà, meno i cittadini che non sapranno cosa mangiano e avranno territori che non saranno più preservati e curati”.