Home GrossetoAgricoltura Grosseto Nuova Politica agricola comune, l’allarme di Confagricoltura: “Si vogliono uccidere alcune colture in Maremma”

Nuova Politica agricola comune, l’allarme di Confagricoltura: “Si vogliono uccidere alcune colture in Maremma”

di Redazione
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Provo profonda diffidenza e rabbia”. Sono queste le parole che il presidente di Confagricoltura Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, ha espresso nel commentare l’ipotesi  ministeriale per quanto riguarda gli aiuti accoppiati della nuova Pac, la Politica agricola comune.

Si tratta di una proposta che contrasteremo con forza  – spiega Vivarelli Colonnaperché si sono completamente dimenticate alcune colture come i cereali e in particolare il grano duro, l’ortofrutticoltura, le olivete e la zootecnia ovina. Per la questione dell’olivicoltura l’intenzione sarebbe quella di favorire con l’aiuto accoppiato i produttori di quelle regioni che hanno una superficie ad olivo superiore al 25% di quella totale (solo Liguria, Puglia e Calabria). Discorso diverso per il settore della zootecnia ovina, che l’ipotesi stralcerebbe completamente dagli aiuti. Poiché il requisito principale per l’erogazione dell’aiuto accoppiato è che il settore beneficiato sia a rischio e patrimonio comune, chi meglio di quello ovino incarna questi concetti? Ricordo come la pecora sia un presidio per i territori marginali e svantaggiati anche per il mantenimento dell’equilibrio idrogeologico di queste aree, che altrimenti sarebbero abbandonate a sé stesse con tutti i rischi annessi e connessi. Se queste ipotesi si traducessero in realtà anche il settore ortofrutticolo, che in Maremma stenta a sopravvivere, ne uscirebbe fortemente danneggiato e posso dire di più, comparti come quello del pomodoro, senza adeguati sostegni, rischierebbero la scomparsa”.

Secondo il presidente di Confagricoltura Grosseto, questa visione ministeriale è profondamente “nord-centrica”.

Con il sistema regionalizzato – spiega Vivarelli Colonnaal nord erano riconosciuti circa 500 euro come quota del titolo base storico a ettaro, mentre alle regioni del centro si erogavano 200 euro. Con l’equiparazione a 300 euro della quota, prevista con il nuovo sistema nazionalizzato, il nord perderebbe 200 euro e il centro ne guadagnerebbe 100.  Ragione per cui l’intenzione sarebbe quella  di “rifondere” del decremento le regioni nordiste, attingendo dall’aiuto accoppiato strutturato, che risulterebbe snaturato e non più coerente con le sue impostazioni originarie”.

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