Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente il messaggio di Natale del vescovo di Grosseto, monsignor Rodolfo Cetoloni:
“Guardo alla bellezza del Natale e vorrei augurarlo a tutti buono, carico di gioia… Ma ho anch’io paura del buio, che, in questi giorni, sembra farsi più scuro: terrorismo, violenza, guerra e, sotto sotto, ingiustizie, sangue, divisioni, mercato delle armi…
Eppure Natale si avvicina, non può non essere Natale! E ci si mette anche Papa Francesco, sempre convincente, vero, ma anche scomodo, che ci mette in guardia: ‘Certo, alberi di Natale… luminarie… Bello! Ma tutto falso se….’ manca il contenuto!
Mi viene a mente l’immagine del Vangelo di Giovanni: ‘Venne la luce, ma le tenebre non l’hanno accolta’ (Gv 1,4-5) e un’immagine sulle labbra di Gesù: ‘Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa’ (Mt 5,15).
Forse è il tempo di chiederci se tante oscurità non nascano anche dal fatto che quella luce talvolta abbiamo cercato di spegnerla o metterla da parte, nascondendola sotto qualche moggio. Ora la stiamo cercando, un po’ smarriti, un po’ pentiti, un po’ col senso di esserne stati derubati, ma di avere pur sempre il diritto di trovarla, di averla.
‘Per il popolo che camminava nelle tenebre si accese una luce!’ (Is 9,1)
…e a Natale quella luce ci si ripropone, piccola, ma vivida, vibrante come il fuoco caldo sotto la cenere. Proviamo a soffiare forte su di essa e…apriamo gli occhi!
Quelli del volto, che spalanchiamo, svegliandoci al mattino, e con i quali, più o meno distratti osserviamo tutto: luoghi, persone, immagini, panorami…
Forse potremmo guardare con più attenzione, cogliere di più il bello o anche il brutto delle cose, rigustare di più l’ambiente, i volti, la ‘casa comune’ e vedere il degrado e la ‘non-cura’, i cassonetti stracolmi o i fiori alle finestre, le scene dure degli attentati o i bimbi che giocano nei giardini e i genitori, o i nonni, prendersi cura di loro… Guardare e….vedere!
Ma più profondi ancora ci sono gli occhi del cuore.
Si ‘aprono’ quando ci accorgiamo di quel che ci accade dentro, nell’anima. Come persone e come società. Quando ci chiediamo il perché della gioia o del dolore, della rabbia o della serenità, dell’attenzione o del disinteresse…
Occhi del cuore, come ‘guardare ascoltando e ascoltandosi’ , riscoprendo parole e bisogni quali tenerezza, intuizione, contenutezza e significato dei fatti e delle persone… E così ‘prendere a cuore’ tutto e tutti…
E poi gli occhi della mente, del ragionamento che vuol capire e giudicare bene e che sono illuminati da parole come studio, libertà da condizionamenti, approfondimento, confronto, dialogo, discernimento, testi scientifici o mistici, da romanzo o di storia.
Quando questi occhi si aprono è bene tenerli a lungo aperti, perché la verità ha sempre un solo volto, ma con tanti riflessi, è compatta, ma ha tante componenti, tutte importanti…
E gli occhi della fede
Questi si aprono…. Quando socchiudiamo un po’ gli altri! Quando questi, con umiltà, riconoscono la propria incompletezza, ma anche la loro capacità di accennare, d’intuito, a qualcosa che non riescono a cogliere completamente.
Quello è il momento delle domande di senso e del mistero che abita tutto. Questo talvolta diventa imponente e, con forza, fa chiedere i perché, tenta di raccogliere tutti i barlumi o i fasci di luce intravisti e vuole riunirli insieme. Vuole aiutarci a far scomparire quel poco di crosta, di ombra che vela tutto e ‘far luce in tutta la stanza’ del vivere.
Natale è un’occasione per aprire gli occhi in tutte le loro accezioni.
Ci facilitano le luci dei negozi o quelle piccole luci dei presepi, con i loro personaggi, i loro paesaggi, i loro stili…Ne hanno mille…ogni popolo ha vestito di sé la luce di quella notte di Betlemme (napoletani, messicani, africani, eschimesi…).
Ce lo propongono le tante immagini belle di umanità, ma anche le ombre scure, che occupano i media in questi tempi e ci fanno chiedere: Dov’è Natale? dov’è l’uomo?
Ho fissa in mente un’istantanea del Convegno Ecclesiale di Firenze: Papa Francesco che contempla a testa insù, a bocca aperta, la cupola del Brunelleschi piena di luce, e poi dice a tutti: ‘Ecco l’uomo!’
Stava leggendo la scritta, in latino, Ecce homo, accanto alla figura del Cristo giudice della storia!
La frase, uscita dalla bocca di Pilato dopo la flagellazione, è come il manifesto di tutte le ingiustizie e violenze. Ora indica Gesù che non intende giudicare e colpire con la spada, ma continua a presentarsi con le mani ferite, Signore glorificato, ancora annunciando la sua Misericordia.
Natale è incarnazione della Misericordia
E’ pensare l’uomo così, è diventare uomini così! Questa è la luce che annuncia la pace! Sempre!
Per Natale ho cara un’altra immagine su cui aprire gli occhi. E’ un’icona orientale della Natività: un raggio di luce scaturisce dall’alto (dai cieli dei cieli) e, gettandosi verso la superficie della terra, ne fora la roccia, che copre una grotta scura, nera… e fa luce ovunque.
Tutto diventa luminoso nel Bambino Gesù e in Maria.
La luce di Dio non si ferma alla superficie dell’uomo. Dio non si arresta alle croste che nascondono il buio e anche il marcio di tante situazioni. Non ha paura di entrarci dentro.
E lo fa umilmente, se ne fa quasi coprire. Ma è una luce che si accende, sicura, anche nel buio, cominciando a farlo sparire, almeno un po’…
Tante circostanze ci costringono a guardare a un Natale ‘pensoso’ sul mondo, sulle cose, su noi stessi…. Vorrei che questo Natale fosse più luminoso, ‘illuminato’ di nuovo da Chi, nelle notti di Betlemme e del mondo, ci è dato come fratello, come figlio… come luce vivida, umile e invincibile. Dentro la storia, nel variare dei tempi, ma per l’uomo, sempre!
Così, a tutti: Buon Natale!
+Rodolfo, vescovo”