Follonica (Grosseto). “Nelle cronache locali spesso ci concentriamo sulle notizie negative e ci dimentichiamo quando le cose vanno bene. Ecco, vorrei segnalare una cosa che è stata fatta bene”.
A dichiararlo, in un comunicato, è Enrico Calossi, consigliere comunale del gruppo “Follonica a Sinistra per Andrea Benini sindaco”.
“Come sappiamo, tra lunedì 28 e martedì 29 agosto, Follonica ha subito una di quelle mareggiate che mettono in crisi il nostro litorale – continua la nota –. Uno dei punti più danneggiati è stata la spiaggia libera di Pratoranieri all’ex Tony’s. Negli scorsi anni in quell’area era stata costruita una nuova barriera in legno a protezione della duna. Le onde la hanno oltrepassata e hanno portato via molta sabbia. La situazione non è tornata proprio a quella molto pesante del periodo 2019-2020, ma comunque presentava seri elementi di preoccupazione. Ebbene, già giovedì 31 c’erano degli operai al lavoro per riportare sulla duna il materiale spiaggiato (soprattutto foglie di posidonia e alghe). Già lunedì 4 settembre, solo sei giorni dopo la mareggiata, la duna era stata ripristinata. Se non è stato un record di velocità, poco ci manca!”.
“Questo è il frutto del fatto che, negli ultimi tre anni, la filosofia dell’amministrazione comunale per utilizzare il materiale spiaggiato si è notevolmente affinata – continua Calossi –. In base alle regole dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) il materiale biologico spiaggiato può essere gestito in quattro modi: lasciare il materiale dove si trova, interrarlo in loco, riutilizzarlo per rafforzare le dune, conferirlo in discarica come rifiuto speciale. Il primo metodo (cioè lasciare il materiale sulla spiaggia) è il migliore e il più naturale, però è difficilmente applicabile durante la stagione turistica estiva per motivi economici; la quarta soluzione (il conferimento in discarica) è la più sciocca e anti-ambientale. Per questo, negli ultimi anni l’amministrazione ha scelto di utilizzare il materiale per rafforzare le dune. Ciò che risulta, a prima vista, può sembrare un lavoro ‘non bello’ e anche con forte odore. In realtà l’odore dura pochi giorni (già oggi, ad una settimana dai lavori, non si sente più nulla) e in qualche mese spuntano nuove piantine sulla duna rimpolpata. La prima volta i primi germogli apparvero sei mesi dopo i lavori: ma si trattava di materiale messo direttamente sulla sabbia o sulle rocce, dove non erano presenti semi. Oggi il ripascimento si è fatto in una zona già erbosa: alcune piantine emergeranno dal materiale spiaggiato, mentre molti semi sono già presenti e germoglieranno. Quindi, in pochi mesi la duna tornerà ad essere verde e avrà quelle piante che, con le loro radici, rendono più forte la tenuta della duna stessa”.
“Sappiamo che tutti questi interventi rischiano, in un lungo periodo, di essere palliativi, insieme alle scogliere soffolte. Entro la fine del secolo il livello del mare, infatti, crescerà di circa 80 centimetri/un metro. I cittadini se ne accorgeranno per un aumento dei danni derivanti dalle mareggiate. In questo arco di tempo la nostra e le generazioni successive dovranno, su un piano globale, mitigare l’emissione dei gas clima-alteranti, su un piano locale, dovranno decidere quali tratti di costa salvare e su quali invece riporre poche speranze – termina la nota -. In questa ottica dobbiamo continuare a muoverci e a impegnarci”.