Un’altra donna eletta in un ruolo di vertice nella Cgil grossetana. Si tratta di Anna Capobussi, cinquant’anni, responsabile dell’ufficio vertenze, che da pochi giorni si è insediata come segretaria generale del Nidil Cgil (nuove identità del lavoro). La categoria che segue i lavoratori atipici. Quelli fuori dai radar.
Capobussi ha ottenuto cinque voti favorevoli e un’astensione. A conferma della rilevanza della categoria nelle strategie della Cgil, alla sua elezione erano presenti il segretario nazionale Andrea Borghesi, il coordinatore regionale Filippo Bellandi, il segretario generale e la segreteria della Cdlt, Andrea Ferretti, e tutti i segretari generali delle categorie della camera del lavoro di Grosseto.
«Il mondo del lavoro in Italia è balcanizzato – spiega Capobussi – e con la pandemia sanitaria le cose sono peggiorate, evolvendo in una vera e propria “pandemia contrattuale”. Dovuta alla mancanza totale di ogni perimetro dei contratti. Finora c’erano stati diritti negati, ma quantomeno all’interno di un contratto di riferimento, che inquadrava il lavoratore riconoscendogli dignità al lavoro. I contenziosi vertevano sulla violazione di diritti e mansioni.
Oggi il contenuto del lavoro sta al di fuori di ogni perimetro contrattuale ed è davvero difficile sequenziare le “varianti” che la “pandemia contrattuale” genera.
Il sindacato lavora per fare emergere le esperienze lavorative e per restituire loro forma e valore, là dove non esiste più neppure un contratto scritto, una comunicazione al centro per l’impiego. Questa situazione colpisce soprattutto i giovani imprigionati in anni di somministrazione, stage e tirocini deregolamentati, finti contratto di apprendistato e false partite Iva. Una giungla dove non esistono orari, mansioni, festività, obiettivi e tutele. Terra di nessuno dove il lavoro precario strutturato è visto come un punto d’arrivo dignitoso. Come nel caso dei lavoratori dello sport, dello spettacolo o delle piccole partite Iva.
L’obiettivo di Nidil è rappresentare questo mondo, agendo in spirito solidale con i servizi e le altre categorie della Cgil. Perché il nostro obiettivo è agganciare chi ignora il ruolo del sindacato e aiutarlo a vedere ciò che non può o non vuole vedere, per paura o bisogno: dalla precarietà si può uscire.
Nidl è quindi la porta di accesso dei giovani alla Cgil e un vero e proprio vaccino contro la precarietà.
Sul piano generale – conclude Capobussi – la battaglia è tesa ad una riorganizzazione profonda del diritto del lavoro per ridurne la parcellizzazione iniziando dall’introdurre ammortizzatori sociali inclusivi e universali. L’urgenza imminente è quella di salvaguardare chi perde il lavoro, aiutandolo a sopravvivere, a mangiare tre volte al giorno; immediatamente dopo la persona va messa in condizione di riqualificarsi per accedere a un mondo del lavoro regolato e protetto da un ombrello contrattuale. Nello spirito di ciò che prevede la nostra Carta dei diritti universali del lavoro perorata dalla Cgil».