Montemerano (Manciano). “Non è solo museo il Magma di Follonica, piuttosto il centro propulsore di un piano di riordino urbano, oltre che di recupero dell’archeologia industriale e della memoria”: a dichiararlo è Ersilia Agnolucci, la docente di storia dell’arte che terrà la conversazione su “Dalle fonderie dell’alta Maremma al Museo Magma di Follonica” alla biblioteca di storia dell’arte di Montemerano, sabato 17 giugno, alle 18.
L’incontro
Il Museo delle arti in ghisa nella Maremma racchiude molteplici storie. Quella del sito che occupa, l’antico forno di San Ferdinando, e quella della città che nel primo Ottocento, per volere di Leopoldo II, fu decretata capitale della siderurgia toscana, a dispetto della sua ubicazione in un territorio paludoso. Dopo i fasti del primo Novecento, con la forte presenza dell’arte decorativa in ghisa nell’epoca del Liberty, un lungo declino ha portato alla chiusura negli anni Sessanta. Dopo il restauro del sito, l’attuale complesso museale è stato inaugurato nel 2013: “Il museo innesca fin dalle prime sale un forte dialogo con il territorio vasto, abbracciando una continuità storica che va dagli Etruschi ai giorni nostri, dimostrando la vocazione siderurgica legata non solo alle risorse, ma anche alla sua posizione strategica“, scrive l’architetta Barbara Catalani, che ha lavorato al progetto.
Il sistema-museo Magma unisce ai sistemi espositivi classici le tecnologie multimediali, con l’obiettivo di comunicare il passato attraverso i linguaggi contemporanei e sollecitando la partecipazione attiva del pubblico. Il primo forte impatto della visita è infatti con la riproduzione visiva e sonora dell’altoforno. Nelle altre sale, con gli oggetti in esposizione, originali o ricostruiti, vengono tracciati i processi di produzione degli oggetti per l’edilizia, e degli elementi di arredo urbano. Emblema dei quali resta l’originale grande cancellata di ingresso dell’ex città-fabbrica.
“Il Magma è un work in progress – dichiara ancora Ersilia Agnolucci -. Dopo lo spazio dedicato al teatro, sarà restaurato anche il villaggio-fabbrica, che era una vera comunità operaia, con le residenze e i servizi essenziali. Ciò che il Magma invita a ripensare è in definitiva l’identità passata e attuale di Follonica e del suo territorio di appartenenza, secondo un modello virtuoso di progettazione condivisa e interdisciplinare”.
Ritroveremo l’immagine della prima fonderia di Follonica in uno dei quadri del pittore Dino Petri. Ai ruderi delle fonderie e delle ferriere dell’Alta Maremma Petri ha dedicato una serie di disegni. La sua è una preziosa testimonianza, prima che la loro presenza e anche la loro memoria scompaiano del tutto. La mostra delle sue opere è in corso a Massa Marittima, al Museo di San Pietro all’Orto, fino alla fine di luglio.