I pescatori della marineria di Monte Argentario hanno incontrato, nell’ambito di un’iniziativa della Flai Cgil “Progetto Pesca”, la segretaria dell’Etf, Livia Spera, alla quale hanno fatto presenti le criticità a cui devono far fronte nello svolgimento delle loro attività.
“Livia devi essere la nostra voce a Bruxelles”: questa la principale richiesta dei lavoratori di Monte Argentario alla segretaria con delega politica ai porti e alla pesca del sindacato europeo dei trasporti, a cui, poi, hanno spiegato nel dettaglio tutte le problematiche del settore, che si sono acuite con le direttive comunitarie, le quali prendono scarsamente in considerazione le specificità della pesca artigianale tipica del nostro Paese.
La piccola pesca artigianale, infatti, è l’ossatura del settore in Italia e le norme europee, invece, sono tarate per un tipo di pesca industriale.
“Le norme europee – spiega Antonio Pucillo, che detiene la delega del settore per la Flai nazionale – hanno standard che si basano sulla grande pesca praticata nei mari del nord, mentre i nostri pescatori affrontano un ambiente caratterizzato da spiccata biodiversità, quella specifica del Mediterraneo, di cui l’Europa deve tenere conto”.
L’impatto delle norme europee, così come sono costruite oggi, hanno avuto un effetto negativo su tutto il Mediterraneo “Non solo in Italia – prosegue Pucillo –, ma anche in Francia e in Spagna tra nord e sud, si è determinata una frattura: nei due Paesi infatti si registra un grande divario tra la grande pesca e la piccola pesca, a grave danno di quest’ultima, uscita estremamente impoverita a causa di pratiche e sanzioni penalizzanti”.
Gli stessi pescatori hanno confermato questa tesi attraverso la loro esperienza diretta.
“Le norme europee – hanno spiegato i pescatori – sono scarsamente applicabili per le piccole marinerie e ci fanno incorrere in sanzioni elevatissime. In materia di sicurezza, per esempio, mentre chi pratica la pesca a strascico può potenziare i motori, per noi è vietato e ciò ci impedisce di evitare situazioni di pericolo dovute a rapidi cambiamenti climatici”.
Altra criticità a cui fanno fronte giornalmente i pescatori deriva dalla massiccia presenza di delfini che danneggiano le reti.
“I delfini – spiega Michele Rossi, responsabile per la Flai regionale del progetto – sono animali intelligenti: aspettano che le reti siano calate, spingono i pesci in trappola e poi danneggiano irrimediabilmente la rete per recuperare le prede. Il delfino, ed è giusto, è un animale protetto, ma i pescatori dovrebbero essere indennizzati del danno che subiscono, perlomeno alla stregua di quanto avviene per gli allevatori con i lupi”.
La segretaria Spera ha apprezzato molto l’incontro.
“Queste sono tutte tematiche importanti – sottolinea Spera – ed è fondamentale che i pescatori abbiano la possibilità di portare in Europa la loro testimonianza”.
Presto, quindi, una delegazione di pescatori volerà alla volta di Bruxelles.
“In collaborazione con la Flai – conclude Spera –, speriamo di poter organizzare al più presto un’audizione al Parlamento Europeo, utile a far comprendere la specificità della pesca nel Mediterraneo e a correggere in tal senso le direttive”.