L’Isgrec interviene in merito alla vendita della scuola di Maiano Lavacchio decisa dal Comune di Magliano:
“Sono stati uccisi nel comune di Magliano in Toscana, erano italiani, di provenienze diverse. Mario Becucci era nato a La Spezia, Antonio Brancati a Ispica di Ragusa, Rino Ciattini e Attilio Sforzi a Grosseto, Alfiero Grazi a Cinigiano, Silvano Guidoni, Corrado ed Emanuele Matteini, Alcide Mignarri, Alvaro Minucci a Istia d’Ombrone di Grosseto, Alfonso Passananti a Battipaglia – si legge in un comunicato -. La loro memoria appartiene a tutti perché è parte del patrimonio civile collettivo; il lutto e il ricordo appartengono alle comunità da cui provenivano. La lettera di Antonio Brancati è una fra le ‘Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana’ (464, nel database on line http://www.ultimelettere.it/)”.
“Il 24 marzo, nella sala consiliare del Comune di Magliano in Toscana, la direttrice dell’Isgrec, Luciana Rocchi, chiese pubblicamente all’amministrazione comunale di trasformare in luogo della memoria la scuola, nell’immediato un recupero urgente dell’esterno, divenuto indecoroso. Non è prevaricazione domandare che non si venda la scuola – continua il comunicato -. E’ domanda di rispetto verso qualcosa di cui sono responsabili non una Giunta, o un Consiglio, o una comunità. La questione è morale, non politica, non giuridica, non ideologica. Non erano comunisti, né socialisti, né popolari, né azionisti. Erano ‘contro la guerra’. La responsabilità di preservare e consegnare al futuro il luogo dove i grossetani in maggioranza, insieme ai maglianesi e a molti altri, si riuniscono ogni 22 marzo per onorare la memoria degli 11 ragazzi non ha confini né geografici né di schieramenti, è delle donne e degli uomini di buona volontà”.
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