Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di “Argentario, adesso il futuro”, in merito lettera inviata dall’assessore Schiano sul pagamento della Tares applicato nel Comune del Promontorio:
«“Intanto intendo scusarmi….bla bla bla” questa è la premessa scritta sulla lettera inviata in questi giorni dal nostro assessore al bilancio, con la quale cerca di distogliere le proprie colpe della mazzata “Tares” inflitta a fine anno ai noi cittadini di Monte Argentario.
Leggendola ci vien da dire “Quando Santa Chiara fu rubata, furono messi i cancelli di ferro”. E infatti la lettera arriva dopo che il nostro gruppo ha denunciato all’opinione pubblica il perché della carissima sorpresa natalizia.
Caro assessore lei si aggrappa al fatto che il nostro paese sta attraversando una crisi economica pesante, ma non è da quest’anno che siamo in questa situazione.
Diciamo che una campagna elettorale caratterizzata da lavori pubblici inutili ed inadeguati, donazioni a destra e manca verso associazioni, e chi più ne ha più ne metta, ha fatto sì che per far ritornare il bilancio, lei insieme ai suoi colleghi di maggioranza avete dato l’input ai nostri tecnici dell’economato di stabilire al massimo valore possibile l’imposta Tares. Ribadiamo il fatto che si poteva restare col vecchio sistema della Tarsu, come hanno fatto in altri Comuni, e pagando meno: i contribuenti possono capire da soli quale sistema era migliore.
Caso strano, poi, ogni qualvolta l’amministrazione sbaglia, si scaricano le colpe sui nostri tecnici, come se di loro spontanea volontà fanno e disfanno l’albero di Natale tanto per restare in tema. Oppure la colpa è della Regione, della Provincia, del Governo, dell’Unione Europea: non ci stupiremmo un giorno fosse colpa dell’Onu.
Ed ora lei con questa ennesima trovata “diabolica” vuol apparire come la nostra Santa benefattrice di noi argentarini, inviata dal padre eterno per salvarci dall’inferno delle tasse che lei stessa giostra. Ma intanto ci tocca pagare!
Figurette di questo tipo dovrebbero significare una cosa sola: dimissioni».