Domani, alle 18.30, alla Fortezza spagnola di Porto Santo Stefano, sarà inaugurata la mostra “Evanescenze immanenti” di Max Gasperini.
L’esposizione è curata da Alberto D’Atanasio, docente di storia dell’arte ed estetica dei linguaggi non verbali, e sarà visitabile fino all’8 settembre, tutti i giorni, dalle 18.30 alle 22.30.
Max Gasparini è nato a Rovato e dal bresciano prende la semplicità di quei luoghi, prende la ricchezza delle cose povere, materia logorata e screziata, variopinta dal colore corroso, non tela bianca, ma vecchie lamiere arrugginite, materiali dove il tempo ha manipolato la superficie prima di lui.
E come spiega il curatore Alberto D’Atanasio “la stessa composizione dell’opera diviene il risultato di culture e storie diverse filtrate attraverso la memoria. È un artista che ha avuto il coraggio, nel corso del suo vivere artistico, di mettersi in gioco, di rivoluzionare con la forza dell’immaginazione il suo fare arte non solo nella rappresentazione, ma anche nel supporto che nelle sue opere diviene un vero spazio magico dove l’idea prende corpo, linea, forma e colore, un universo femminile che con gentilezza espressiva annulla l’asprezza delle superfici”.
La donna è la chiave di lettura, il tramite tra il trascendente e l’immanente. È una figura senza tempo né tempi, di una bellezza assoluta, fiera e austera. Davanti alle femminilità che lui dipinge ci si scopre finalmente capaci di percepire il bello e l’eros insieme, quasi che gli dei, Afrodite ed Eros, abbiamo scelto quest’artista per rompere finalmente l’afonia che invade gli animi degli uomini di questo tempo e finalmente distinguere il vedere dal guardare.
Lui non ci propone realtà oniriche dove prendono vita i sogni, i dolori, le inquietudini, le speranze e le paure; come se le immagini e le situazioni visive con cui lo spettatore si trova ad interagire ricordino che la realtà “non basta”, ciò che lui dipinge è tutt’altra cosa è la vera essenza del trascendente che permette al vivere di avere un senso o di ritrovarlo.
Le figure di Max Gasparini hanno la capacità di modificare la percezione e aprire la coscienza a qualcos’altro; immagini che non si limitano a riprodurre la realtà, ma che nella trasmutazione della superficie rinviano ad un’indagine interiore talvolta simbolica, rimandano ad un mondo non rappresentato, a quella poesia che non è stata ancora scritta. Un viaggio nell’invisibile attraverso il volto di una donna.