Quattro ricorsi al Tar per bloccare i due permessi di ricerca mineraria geotermica concessi dalla Regione Toscana sul territorio di Scansano, precisamene per i siti di Pancole e Pomonte. Le carte stanno per essere depositate. Due ricorsi sono proposti da Jacopo Biondi Santi, amministratore dell’omonima azienda al castello di Montepò, con il sostegno di una cinquantina di cittadini in rappresentanza del Comitato Scansano Sos Geotermia, che ha fortemente voluto l’iniziativa collaborando anche alla sua realizzazione.
Gli altri due portano la firma del Comune di Scansano, sostenuto da Cantina dei Vignaioli, Consorzio di tutela del Morellino e Cooperativa di Pomonte. Tutti e quattro gli atti sono stati studiati a redatti dagli avvocati Giovanni Gatteschi e Stefano Pasquini del Foro di Arezzo.
Tutto il territorio di Scansano è stato riconosciuto dalla Regione non idoneo alla geotermia, in difesa delle produzioni di pregio e di investimenti e lavoro che negli anni hanno fatto crescere un “marchio Maremma “ apprezzato in tutto il mondo.
La Regione, ribaltando la sua precedente decisione, ha autorizzato le ricerche perché – sostiene – il provvedimento a tutela delle aree non idonee non si applica alla ricerca mineraria. Ma, come spiegato anche nel parere fornito al Comitato e fatto proprio dal Comune nelle sue osservazioni, dal geofisico e vulcanologo Andrea Borgia, se per ogni sito si prevede la realizzazione di due pozzi di 3500 metri non si sta facendo ricerca, ma si prevedono prove di produzione per il successivo sfruttamento del flusso geotermico.
Del resto, sono gli stessi richiedenti a chiarire che, nel caso le prove fossero positive, i siti (un ettaro di cantiere ciascuno, soletta di calcestruzzo, due grandi vasche per l’acqua e i fanghi di risulta ricchi di sostanze tossiche) dal costo di circa 12 milioni di euro l’uno – non verrebbero smantellati, come previsto in caso di ricerca mineraria, in vista della realizzazione di una centrale elettrica.
La Regione ha ribadito, e scritto nel rilasciare i permessi, che si tratta di aree non idonee e dunque l’investimento non verrebbe ripagato dalla realizzazione di una centrale. Ma è evidente che le società interessate contano di cambiare le carte in tavola nei cinque anni di validità dei permessi, sia per quanto riguarda le aree non idonee sia per riottenere gli incentivi che per la geotermia ad oggi sono sospesi.
“Con la sua decisione sbagliata e illogica – accusa Matteo Ceriola, portavoce del Comitato Scansano Sos Geotermia – la Regione mette a rischio anni di lavoro e di investimenti, alimentando gli appetiti economici di società private a danno dell’interesse pubblico. Il Comitato ringrazia Jacopo Biondi Santi, che si è fatto carico di ricorsi economicamente molto onerosi che i cittadini non avrebbero potuto sostenere. Ringraziamo anche tutti coloro che da anni sono impegnati in questa battaglia non a difesa di interessi privati, ma del bene comune. Ora confidiamo nel Tar e nella bocciatura di una scelta gravissima e dannosa per la collettività. Chiediamo anche alla Regione di riflettere sul proprio errore”.