Massa Marittima (Grosseto). Sabato scorso è stata presentata la pubblicazione “E ti vengo a cercare”, scritta da Luciano Fedeli, figlio di Alteo, uno dei 650mila internati militari Italiani nei lager nazisti della Germania.
Una presentazione condotta dal giornalista Giancarlo Capecchi e organizzata dal Centro studi Agapito Gabrielli di Massa Marittima, con il patrocinio del Comune di Massa Marittima e che ha visto una grande partecipazione nei locali della biblioteca comunale “Gaetano Badii” di Massa Marittima.
L’incontro
Oris Carrucoli ha introdotto i lavori soffermandosi su ricordi personali che riguardavano Alteo militante del Pci a Massa Marittima e ha fatto un quadro anche del contesto del movimento operaio della Città del Balestro, che ha dato un grosso contributo, purtroppo non valorizzato, alla crescita del territorio.
Ivan Terrosi, presente in rappresentanza dell’amministrazione comunale, oltre a riferimenti personali che legavano la figura di suo padre a quella di Alteo, anch’esso deportato nei lager dopo l’eccidio di Niccioleta e minatore, ha sottolineato l’importanza della pubblicazione che porta alla luce una memoria che rischia di essere dimenticata.
La conduzione di Capecchi ha poi spaziato su numerosi aspetti che riguardavano anche l’ambito familiare, ben descritto nella pubblicazione, dove emergevano mille riferimenti documentati e ben scritti, sul contesto storico e sulle vicende legate sia alla permanenza di Alteo negli Stalag tedeschi che dopo la liberazione e durante il percorso della sua vita.
Luciano Fedeli si è invece soffermato sulle motivazioni per le quali ha scritto la pubblicazione, fondate soprattutto sull’idea di rendere ancora viva e presente la memoria ed evidenziare anche le fasi successive dopo la liberazione che hanno visto trattare sottotono la questione degli Imi, che invece hanno contribuito ad accelerare la fine della guerra contribuendo in modo concreto alla lotta di Resistenza dei partigiani e agevolando l’azione degli alleati dopo l’8 settembre. Si è soffermato poi anche sul percorso dopo la liberazione dai lager e alle difficoltà del rientro in Italia, legate non solo alla devastazione provocata dalla guerra, ma anche da una diffidenza politica trasversale alle forze democratiche nei confronti degli internati militari.
Particolarmente toccanti sono state le parole dei nipoti con i quali Alteo si era aperto raccontando parte della sua prigionia e andando con gli stessi a darne testimonianza nelle scuole. Per i nipoti Simone, Valentina e Nicoletta, che sono intervenuti, Alteo è stato un esempio di vita con la sue scelte di vita caratterizzate da una grande umanità, dalla presenza costante nella famiglia e dalla vicinanza alla moglie e ai figli che sono stati sempre per lui “tutta la sua vita”.
Interventi anche da chi ha partecipato alla giornata. Luciano Calì, presidente dell’Anpi, provinciale ha sottolineato l’importanza di far emergere anche questa parte di Resistenza per anni sconosciuta.
Valter Cioni e Daniele Gasperi hanno invece marcato il lavoro effettuato dal figlio, per il quale hanno collaborato attivamente alla costruzione di quello che a tutti è una pubblicazione, corredata da foto e documenti originali che rappresentano la validazione di una testimonianza importante per la memoria
La pubblicazione è stata messa a disposizione delle scuole cittadine per eventuali progetti sulla memoria.
La speranza dell’autore è quella che altre storie possano emergere ed essere portate alla conoscenza delle giovani generazioni.
Capecchi ha poi invitato l’amministrazione a ricordare, attraverso la toponomastica figure come quella di Alteo, e Carrucoli ha sollecitato l’amministrazione perché sia creato, magari al Parco della Rimembranza, uno spazio dove evidenziare i caduti delle guerre, della Resistenza e anche gli Imi della città.